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Non esistono numeri ufficiali sulle occupazioni abusive di case popolari, tuttavia, le stime più affidabili parlano di 50mila abitazioni occupate abusivamente dal 2018 e, di queste case, le autorità riescono a liberarne appena il 40%.
Stando ai dati di Confedilizia, la maggior parte delle occupazioni abusive di immobili ATER (ex IACP) avviene nei grandi centri urbani, tuttavia il fenomeno ha rilevanza nazionale. Nella sola Roma sono quasi 12mila gli occupanti abusivi in quasi 7mila appartamenti di proprietà dell’edilizia pubblica. Siamo nell’ordine delle centinaia di unità occupate, invece, a Catania, Genova, Torino, Venezia e Reggio Calabria. Parlando di Palermo, il capoluogo di regione siciliano, sono 3mila gli appartamenti occupati abusivamente.
Chi vive in questi alloggi, anche regolarmente, dopo averne avuto l’assegnazione da parte del Comune o dell’ATER, vive in uno stato di continua tensione, con il terrore di dover uscire di casa e lasciare incustodite quelle mura dentro cui, al rientro, potrebbe trovare qualche altra persona entrata con la forza e ormai molto difficilmente allontanabile dal momento che, e lo dicono sempre le statistiche, in quasi 7 casi su 10 il tentativo di occupazione abusiva ha successo.
Un meccanismo che spaventa e che racconta un disagio sociale crescente, dove si incontrano le difficoltà delle amministrazioni a svolgere i lavori di ristrutturazione degli appartamenti che, quindi, rimangono a lungo sfitti e preda di tentativi di occupazione da parte di gruppi vari che si fregiano di ideali politici, ma anche di veri e propri criminali che sfondano le porte e fanno commercio di quegli alloggi, rivenduti per poche migliaia di euro.
Oggi si studia un sistema in base a cui i lavori vengono dati in carico agli stessi inquilini che potranno poi scalare i costi dei lavori dai pagamenti dovuti.
Cosa si rischia ad occupare una casa popolare
Occupare un edificio non proprio è un reato, ma non sempre i giudici condannano chi lo commette, perché c’è la tendenza a non punire chi compie questo gesto per necessità.
L’occupazione abusiva di una casa popolare integra il reato di invasione di terreni o edifici, previsto dall’art. 633 del Codice penale. Finora, la pena poteva essere la reclusione fino a due anni e una multa che va da 103 a 1.032 euro.
Tuttavia, l’articolo 54 del Codice penale dichiara che l’occupazione di una casa popolare prima che esca la graduatoria delle assegnazioni non è punibile se persiste lo stato di necessità.
Lo stato di necessità si verifica quando il soggetto che occupa l’immobile ha l’obiettivo di proteggere la propria persona o la propria famiglia da gravi danni.
Il danno da cui il soggetto cerca di proteggersi deve rispettare i seguenti requisiti:
- non deve essere stato volontariamente causato dal soggetto che ha occupato l’immobile;
- non deve essere evitabile e risolvibile in altri modi;
- deve essere proporzionato al reato commesso.
Il giudice deve valutare se il soggetto ha fatto tutto quello che era in proprio potere per evitare l’occupazione, in caso contrario non può verificarsi lo stato di necessità.
Il nuovo pacchetto sicurezza per gli sgomberi
Il 16 novembre 2023 è stato approvato dal Consiglio dei ministri il nuovo pacchetto sicurezza. Tra i vari obiettivi, il contrasto alle occupazioni abusive con procedure ‘lampo’ per la liberazione degli immobili. Infatti, nel pacchetto sicurezza è introdotto un nuovo delitto, perseguibile a querela della persona offesa, che punisce con la reclusione da 2 a 7 anni i soggetti che occupano con violenza o minaccia un immobile di proprietà altrui. La norma si estende anche a chi impedisce il rientro nell’immobile da parte del proprietario.