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I Paesi dell’Unione europea continuano a percorrere la strada della transizione energetica. Oltre al decreto case green, alle misure per eliminare gradualmente le auto a combustione inquinanti, anche nel privato le modalità di utilizzo delle utenze domestiche stanno cambiando.
Infatti, grazie alla direttiva 2018/2001 Bruxelles ha dato il via al concetto di autoconsumatore di energia da fonti rinnovabili. Ecco come funziona.
Come realizzare una comunità di energia rinnovabile
Le iniziative private non mancano di certo. Oltre al crowdfunding per investire e guadagnare dalle energie rinnovabili, gli Stati membri possono incentivare i cittadini europei affinché diventino autoconsumatori di energia rinnovabili, maturando così un diritto, ossia partecipare a Comunità di Energia Rinnovabile (CER).
L’iniziativa è rivolta a tutti, compresi i consumatori appartenenti a famiglie a basso reddito o vulnerabili. Sia consumatori individuali che associati.
Come diventare autoconsumatori di energie rinnovabili
Il pacchetto di misure europee “Energia pulita per i cittadini europei” (Clean Energy for all Europeans), mira alla promozione delle fonti rinnovabili, riconoscendo i modelli di autoconsumo collettivo e di comunità energetiche rinnovabili.
L’Italia ha reso operativa questa direttiva europea approvando la legge n. 8/2020, normando per la prima volta le ipotesi di condivisione dell’energia elettrica, generata da fonti rinnovabili tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Il decreto legislativo n.199/2021 ha recepito in modo completo la misura europea.
Allo stato attuale i consumatori di energia elettrica possono associarsi nelle 2 seguenti modalità:
Autoconsumo collettivo o gruppo di autoconsumatori che agiscono collettivamente
Si tratta di un insieme di almeno due autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e che si trovano nello stesso condominio o edificio.
L’esempio classico è quello di un condominio con più unità abitative e con un impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili installato nell’area comune, in grado di soddisfare una quota del fabbisogno di energia elettrica sia per le utenze condominiali che per quelle delle unità immobiliari autonome (appartamenti), e la cui energia prodotta in eccesso, rispetto ai fabbisogni dei consumatori, è immessa in rete per la vendita;
Comunità energetiche rinnovabili (CER)
Quando l’autoconsumo collettivo trascende l’ambito di un unico edificio o condominio, siamo di fronte ad una CER ovvero “un soggetto giuridico” fondato sulla “partecipazione aperta e volontaria”, il cui scopo prioritario non è la generazione di profitti finanziari, ma il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci o al territorio in cui opera.
A questa modalità possono partecipare persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali, del terzo settore o autorità locali (comprese le amministrazioni comunali) purché ubicate nello stesso Comune dove si trova l’impianto di generazione.
Fino all’adozione da parte del MiTE e di ARERA gli impianti a fonti rinnovabili che possono partecipare ad una CER devono avere potenza non superiore ai 200 kW.
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Perché conviene una Comunità energetica rinnovabile
Questa modalità associativa conviene alla tasca e all’ambiente. Inoltre, è una delle strade verso la totale emancipazione e indipendenza dai Paesi produttori di energie inquinanti.
Con una CER è possibile:
- Produrre energia elettrica rinnovabile, anche per il proprio consumo;
- Immagazzinare e vendere le eccedenze di produzione di energia elettrica rinnovabile, anche tramite accordi di compravendita, cessioni a fornitori di energia elettrica e accordi per scambi tra pari;
- Scambiare, all’interno della stessa comunità, l’energia elettrica rinnovabile prodotta dalle unità di produzione detenute da tale comunità produttrice/consumatrice di energia elettrica rinnovabile;
- Gli autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente, i soggetti diversi dai nuclei familiari, non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale.
Il ruolo degli enti territoriali e comunali
Una Comunità di Energia Rinnovabile può essere costituita da azionisti o membri, persone fisiche, piccole medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali. Per questo i cittadini più attenti possono esigere dalle locali amministrazioni progetti virtuosi come quello di una CER.
Alcuni esempi di CER in Italia
Questa modalità associativa di autoconsumo prende piede in molte comunità e enti italiani. Ecco alcuni esempi:
- A Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, è stata avviata la prima comunità energetica rinnovabile e solidale. L’investimento di 100mila euro è stato finanziato da alcuni enti, tra cui Legambiente, e dalla comunità locale a favore di 40 famiglie con disagi sociali. È stato progettato un impianto fotovoltaico da 53 kW capace di produrre circa 65mila kWh/anno di energia elettrica a fronte di un risparmio di circa 300mila euro in 25 anni;
- Ci spostiamo in Sicilia, provincia di Siracusa. L’amministrazione del Comune di Ferla ha approvato una comunità di energia rinnovabile denominata “Common Light”. La Comunità Energetica siciliana coinvolge sia cittadini sia imprese del territorio ed è alimentata da un impianto fotovoltaico da 20 kW. Grazie al progetto, sarà possibile reinvestire il denaro ricevuto dalla Comunità per la realizzazione di ulteriori impianti fotovoltaici o di sistemi di accumulo.