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Nella lotta al cambiamento climatico, le azioni che compiamo, così come le nostre scelte d’acquisto, giocano un ruolo fondamentale.
In un periodo storico in cui tutte le strade sembrano finalmente convergere verso un unico obiettivo sostenibile, il compito di ognuno di noi è quello di proteggere la casa che ci ospita sfruttando tutte le risorse a nostra disposizione.
Ed è proprio dal concetto di casa, appunto, che parte il rapporto di My Tool Shed, il one-stop-shop power tool retailer inglese che ha stilato una serie di suggerimenti utili a controllare e ridurre la nostra impronta ecologica.
L’impatto dei mobili sull’ambiente: i numeri
Lo studio condotto dalla piattaforma britannica ha messo in evidenza l’impatto ambientale dei complementi d’arredo di uso comune sia in casa che in ufficio, stimando che un mobile generi in media l’equivalente di 200 litri di petrolio.
Se si pensa che la produzione mondiale di mobili vale oltre 500 miliardi di dollari (numero destinato a crescere) e che fino a pochi anni fa, almeno fin quando qualcuno non ha dato l’allarme, l’utilizzo di solventi e additivi chimici come il benzene e la formaldeide era all’ordine del giorno, il conto è presto fatto.
Ma perché anche i mobili dovrebbero impattare così tanto sull’ambiente?
Il problema non sta tanto nei processi produttivi, anch’essi fondamentali, ma piuttosto nelle materie prime utilizzate per la costruzione e l’assemblaggio dei pezzi d’arredamento.
Basti pensare alla plastica, il cui uso smodato costa ogni anno al nostro pianeta la formazione di circa 8 milioni di rifiuti che devastano i nostri mari, con tutte le conseguenze del caso, o a tutti quei legnami e derivati (truciolato, laminato, compensato) provenienti, spesso anche illegalmente, da foreste la cui destinazione d’uso è tutt’altro che quella di arredare i nostri salotti.
Se lo conosci, lo eviti
Un aiuto concreto per avviarci verso un consumo consapevole delle risorse e delle materie prime arriva dagli enti certificatori, nati con lo scopo di indirizzare le aziende nell’uso consapevole dei materiali ai fini produttivi e di aiutare i privati ad individuare i marchi realmente green.
Eccone, di seguito, alcune:
- per il comparto legno e per una gestione responsabile delle foreste, rispettivamente ICILA e l’organizzazione internazionale FSC (Forest Stewardship Council);
- L’Associazione Nazionale di Architettura Bioecologica e l’ICEA (Istituto per la certificazione etica ed ambientale) hanno dato vita allo Standard del Mobile Ecologico, volto a migliorare la qualità dei prodotti del settore legno e arredo;
- A premiare i prodotti e i servizi dal punto di vista ambientale ci pensa Ecolabel, un’etichetta europea di qualità ecologica;
- Il Global Organic Text Standard è il marchio dedicato alla qualificazione dei tessuti;
- Per certificare i prodotti 100% vegani c’è, invece, PETA, organizzazione no-profit a sostegno dei diritti degli animali.
Certificazioni a parte, la regola di base resta sempre la stessa: riciclare, riciclare, riciclare.
Dare una seconda vita agli oggetti, prediligere i complementi d’arredo scartati da altri, acquistare nei mercatini dell’usato è un primo timido, ma ottimo approccio ad una vita più sostenibile.
Arredare il salotto: dite addio ai solventi chimici
Partiamo dall’ambiente di rappresentanza, quello solitamente più ricco di oggetti e mobilio.
Che sia piccolo o doppio, ogni salotto è caratterizzato dalla presenza di una parete che spicca sulle altre; renderla ecologica è possibile, prediligendo l’utilizzo di materiali come la pietra o l’argilla o carte da parati in fibre di cellulosa con colori a base di inchiostri ecologici.
La scelta delle vernici, valido per tutti gli ambienti della casa, è un tassello fondamentale nel puzzle di una casa più green. In commercio esistono numerose vernici a base di acqua o oli vegetali, con coloranti naturali prive di solventi chimici.
Attenti anche ai divani che, secondo My Tool Shed, sono i mobili peggiori in termini di sostenibilità, con un peso pari a 90 chili di CO2, di cui il 40% è da imputare da schiume e imbottiture.
Optiamo per il legno, il metallo e imbottiture in fibre naturali, come la paglia di farro o il grano saraceno (utilizzato anche per i cuscini che aiutano la distensione muscolare).
E per i tappeti? Via libera alla lana, il cocco, il rattan e il cotone.
Dormire su un letto a km 0
Alla stregua del salotto, anche in camera da letto dovremmo prediligere materiali il più possibile naturali, provenienti da foreste locali che vengono rigenerate.
Un buon letto in legno di noce, faggio, acero, ciliegio, rovere o castagno, magari privo di inserti in metallo, è un buon punto di partenza. Meglio ancora se optiamo per il bambù, pianta la cui crescita molto rapida garantisce una presenza sempre ingente di materie prime.
Anche la canapa è una valida alternativa al legno, la sua crescita è 100 volte più veloce ed è un materiale versatile (può essere utilizzato tanto per i mobili quanto per i pavimenti o i muri).
Per i materassi vale la regola dei cuscini e dei tessili della sala comune: lana, cotone e fibre di soia sono solo alcune delle fibre naturali meno impattanti e più salutari.
Sfatiamo il falso mito delle piante che rubano ossigeno e riempiamo la nostra stanza per garantirci un’aria più pulita e sonni ristoratori.
In cucina preferiamo l’induzione al gas
Una cucina ecologica è una cucina che riduce il suo impatto grazie all’utilizzo di elettrodomestici a basso consumo, piastre a induzione, che hanno una prestazione migliore del gas e possono essere alimentate con fonti rinnovabili, piani di lavoro in pietra e rubinetti efficienti e in grado di erogare acqua calda nel minor tempo possibile per evitare gli sprechi e cuocere le pietanze più velocemente.
Allo stesso modo, un ambiente di lavoro a basso impatto è caratterizzato da un sistema di ventilazione naturale (riscaldamento e aria condizionata sono i primi nemici del consumo energetico), scrivanie in vero legno o cartone, spesso sottovalutato ma molto valido e resistente, bidoni per la raccolta differenziata facilmente accessibili e dispenser d’acqua che disincentivino l’uso della plastica.