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Le persone sposate possono beneficiare dell’esenzione Imu sulla prima casa, anche su più abitazioni. E non sono più obbligate a scegliere su quale immobile apporre lo sgravio.
Con una recente sentenza, la Corte Costituzionale è andare a mettere il punto definitivo (almeno per ora), su una casistica dibattuta: quella dei coniugi che vivono in due differenti “prime case”.
Una sentenza originale, peraltro, dal momento che i Giudici si sono lasciati andare a considerazioni non solo fiscali, ma che riguardano la famiglia e la società.
Esenzione IMU: il caso
Fino a oggi, il principio era questo. Prendiamo l’esempio di due coniugi, che magari per motivi di lavoro risiedono abitualmente in due città diverse, ritrovandosi durante i weekend. E che, in entrambi i casi, siano proprietari dell’abitazione, acquistata con i benefici “prima casa”.
La più recente normativa Imu, quella redatta durante il Governo Monti, con il decreto Salva Italia del 2011 (Dl 201/2011, art.3) identificava come abitazione principale quella in cui “il suo possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente”.
Solo questa poteva essere oggetto dello sgravio Imu prima casa. Il testo specificava il punto, sostenendo che nel caso di due abitazioni di proprietà nello stesso Comune, solo una di queste potesse avere l’esenzione.
Restava aperto il caso delle coppie che vivono in case di proprietà, ma in Comuni diversi.
Nel corso degli anni ne è sorta una mini battaglia giudiziaria. Da un lato c’era il ministero dell’Economia e delle finanze, che già da una circolare attuativa del 2012, sosteneva che fosse giusto limitare lo sconto a una sola abitazione, quando si trattava della stessa città.
Mentre, invece, se si risiedeva in posti diversi, l’esenzione Imu potesse valesse per entrambi. Contro questa interpretazione hanno fatto ricorso in Tribunale più volte i Comuni, perché l’imposta municipale sugli immobili è una grande fonte di reddito per le amministrazioni, dunque la doppia esenzione finiva per compromettere una parte degli introiti.
IMU e Decreto fiscale 146 del 2021
Con il decreto fiscale 146 del 2021 si era cercato un compromesso: l’esenzione vale solo per una delle due abitazioni degli sposi. Ma spetta a loro scegliere quale, non importa quali parametri si usino nella scelta.
Doveva essere un favore per le coppie, che in questo modo avrebbero potuto esentare la casa più grande, che comportava un’imposta maggiore, lasciando l’imposta su quella più piccola. Ma in realtà, è sempre rimasta la confusione.
Adesso, con la sentenza 209/2022, la Corte Costituzionale ha stabilito che entrambi i coniugi possono avere l’esenzione sulla prima casa. E, inoltre, ha eliminato il concetto di “nucleo familiare” dalla normativa Imu, limitandosi a parlare del proprietario dell’abitazione, che deve risiedere abitualmente nella casa che si porta in esenzione.
I giudici, invece di concentrarsi su questioni fiscali, hanno spiegato che la vecchia norma finiva per danneggiare le coppie sposate o quelle che quanto meno avevano scelto l’unione civile.
Mentre, invece, le coppie di fatto, i semplici fidanzati, che fossero con o senza figli, non ricadevano nella normativa Imu e quindi non avevano alcun problema a godere dell’esenzione Imu “prima casa” in due città differenti.
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In altre parole, hanno sottolineato i Giudici, vari passaggi della nostra Costituzione chiedono di favorire e tutelare la famiglia. Ed è inammissibile che la normativa fiscale vada a danneggiare proprio quelle coppie che hanno scelto di cementare il proprio rapporto, con il vincolo del matrimonio o dell’unione civile.
I Comuni hanno storto il naso. Perché, sostengono, ci sono tantissime coppie di “furbetti”, dove uno dei due sposta la residenza nella casa al mare o in montagna, chiedendo così l’esenzione Imu. Ma la Consulta, nella sentenza, aveva previsto anche queste critiche. E ha spiegato che per verificare che non si tratti di una truffa, ma che effettivamente quelle case siano la dimora abituale di uno dei coniugi (di solito per esigenze lavorative), è sufficiente controllare i consumi di luce, acqua e gas.
La questione, comunque, è destinata a non finire qui. Perché, a rigor di legge, adesso che questa imposizione Imu è stata giudicata illegittima, in teoria ci sono tante coppie che possono far ricorso per chiedere indietro quanto versato, fino a cinque anni addietro.
“La sentenza della Corte costituzionale sulla questione dell’Imu prima casa relativa ai nuclei familiari apre la strada alla possibilità, per i proprietari interessati, di richiedere il rimborso delle imposte versate negli ultimi cinque anni e ora dichiarate non dovute”, ha dichiarato in una nota la Confedilizia. Che si è subito organizzato per raccogliere le istanze, presso gli “Sportelli Imu” delle proprie sedi sparse sul territorio.