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Tracciabilità e garanzie fiscali queste sono le basi su cui parte la modifica dell’esecutivo Ue per “migliorare la trasparenza nel settore e aiutare le amministrazioni pubbliche a sviluppare un turismo sostenibile e equilibrato”.
Per questo motivo le piattaforme online di affitto a breve termine dovranno condividere con le autorità pubbliche i dati sul numero di notti affittate e di ospiti, una volta al mese.
Con questa proposta la Commissione europea intende regolamentare ed aumentare la trasparenza nel settore degli affitti di breve durata, che negli ultimi due anni ha subito una esponenziale crescita del 138% (dati Eurostat).
Un controllo sul “sistema Airbnb”
Secondo la Commissione, piattaforme on line sono la causa di “flussi turistici eccessivi e affitti più cari”, creando anche delle disparità di trattamento all’interno delle stesse comunità locali.
Con l’introduzione di regole certe sulla registrazione e sulla condivisione dei dati dei locatori che si appoggiano alle piattaforme online si avrà la possibilità di condividere le informazioni sugli affitti tramite un portale digitale, identificando i proprietari, tracciando le loro attività, e questo infine, permetterà alle amministrazioni pubbliche di vigilare più facilmente sugli oneri fiscali a carico dei locatori. In particolare, i locatori dovrebbero ricevere un numero di registrazione unico.
La scelta si è resa necessaria perché a fronte di un settore in ascesa, i 22 Stati membri hanno creato sistemi di registrazione diversi tra loro, creando una frammentazione a livello Ue, in cui la trasmissione dei dati tra proprietari, piattaforme digitali e autorità pubbliche non è soddisfacente, indica la Commissione europea.
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I costi e le modifiche
Per quanto riguarda i costi “è vero che le piattaforme digitali avranno più oneri, ma beneficeranno di un ambiente di dati uniforme per elaborare le loro strategie“.
Il sistema non si tradurrà “in costi-extra per consumatori e proprietari – assicura il funzionario – noi vogliamo creare un sistema più semplice e facile da usare per tutti gli attori del mercato, per ridurre la burocrazia e i suoi costi, non per aumentarla“.
Una volta adottato, previo il via libera di Parlamento e Consiglio europeo, il regolamento della Commissione dovrà essere recepito dagli Stati membri che avranno a disposizione due anni per mettere in pratica i meccanismi necessari allo scambio di dati.