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Contratti e Documenti 13 gennaio 2025

È vero che l’affitto di una casa può durare al massimo 30 anni?


Cosa prevede la legge sulla durata massima dell'affitto di una casa? Ecco le regole generali, le eccezioni e i riferimenti al Codice Civile.
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Agnese Giardini

Collaboratrice esterna di Immobiliare.it

Vi siete mai chiesti se un contratto di affitto possa durare per sempre? La legge italiana, infatti, stabilisce dei limiti precisi per evitare situazioni di stallo nel mercato immobiliare e per garantire la certezza dei rapporti contrattuali.

In base all’articolo 1573 del Codice Civile, la durata massima di un contratto di affitto non può superare i 30 anni. Se un contratto viene stipulato per un periodo superiore o in perpetuo, la legge prevede automaticamente una riduzione al limite trentennale.

Esistono però eccezioni specifiche a questa regola, soprattutto in ambito abitativo, che consentono di superare il limite dei 30 anni senza violare la normativa.

Eccezioni alla durata massima

Tra le eccezioni:

Affitto per tutta la vita dell’inquilino

Una delle eccezioni più note riguarda i contratti di affitto stipulati per tutta la durata della vita dell’inquilino. In questo caso, la legge permette che la locazione duri anche oltre i 30 anni, considerando che la durata della vita non è prevedibile con esattezza.

Estensione post mortem dell’affitto

Un’altra deroga al limite trentennale riguarda i contratti che prevedono una durata estesa fino a due anni dopo la morte dell’inquilino. Questa clausola è pensata per agevolare i familiari, permettendo loro di organizzare il trasferimento o di rinegoziare un nuovo contratto senza pressioni temporali immediate.

Condizioni e limiti delle eccezioni

Le eccezioni alla regola dei 30 anni si applicano solo per immobili destinati a uso abitativo. Se l’immobile viene utilizzato per scopi diversi, come attività commerciali o professionali, il contratto deve essere adeguato al limite trentennale.

Inoltre, se durante la locazione l’inquilino cambia la destinazione d’uso dell’immobile, ad esempio trasformandolo in uno studio o un ufficio, il proprietario ha il diritto di richiedere la risoluzione del contratto. Questo garantisce che la destinazione originaria dell’immobile sia rispettata e che le eccezioni non vengano utilizzate impropriamente.

Contratti ultranovennali: cosa sapere

Anche i contratti di locazione con una durata superiore ai nove anni, incluse le eccezioni sopra descritte, devono essere stipulati per iscritto sotto forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, come previsto dall’articolo 1350 del Codice Civile.

In assenza di tali requisiti, il contratto di locazione potrebbe essere considerato nullo. Inoltre, è obbligatoria la trascrizione nei registri immobiliari per renderli opponibili ai terzi, garantendo così maggiore tutela sia per il locatore che per il conduttore.

Perché esistono i limiti di durata

Il limite dei 30 anni nei contratti di affitto è una misura pensata per garantire equilibrio e flessibilità nel mercato immobiliare. Un affitto troppo lungo o in perpetuo potrebbe creare vincoli eccessivi per i proprietari, ostacolando la possibilità di gestire liberamente i propri beni.

Allo stesso tempo, le eccezioni per uso abitativo rispondono all’esigenza di stabilità per chi desidera vivere a lungo nello stesso immobile.

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