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Odore fastidioso di cibo in condominio, quando è reato?
Tasse, Imposte e Normative 6 giugno 2025

Odore fastidioso di cibo in condominio, quando è reato?


Spezie, fritti, grigliate: quando si vive in condominio può capitare di avere a che fare con odori fastidiosi. Cosa fare quando diventano insopportabili?
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Alessandra Caparello

Collaboratrice esterna di Immobiliare.it

Vivere in un condominio comporta inevitabilmente la condivisione di spazi, suoni e odori. Ma cosa succede quando l’odore di cibo in condominio diventa talmente forte e costante da invadere pianerottoli, scale e persino gli appartamenti dei vicini?

Fritture quotidiane, piatti speziati, barbecue su balconi e canne fumarie inadeguate possono generare odori tanto intensi da compromettere la qualità della vita degli altri condomini. In certi casi, si può addirittura arrivare a denunce e risarcimenti.

Scopriamo cosa prevede la legge, quando si può parlare di “molestia olfattiva” e come comportarsi se un vicino rende l’ambiente irrespirabile.

Odori cibo in condominio: cosa dice la legge

Il riferimento della legge per capire cosa fare quando vi sono odori di cibo in condominio, particolarmente intesi, è l’articolo 844 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che le immissioni di odori, fumi, calore, rumori e simili non devono superare la normale tollerabilità. Il concetto di “tollerabilità” è volutamente generico, ma la giurisprudenza lo interpreta facendo riferimento al contesto: ad esempio, in un condominio urbano si tollererà meno rispetto a una casa di campagna.

Se l’odore di cibo che invade le scale o gli ambienti comuni è costante, forte e influisce negativamente sulla qualità della vita degli altri condomini, allora si può parlare di una vera violazione dei diritti altrui.

L’articolo 674 del Codice Penale invece riguarda il cosiddetto “getto pericoloso di cose”. È un reato di tipo contravvenzionale che si applica anche agli odori molesti, quando questi vengono considerati pericolosi o fastidiosi per le persone. In questo caso, chi genera l’odore potrebbe incorrere in una sanzione amministrativa o persino nell’arresto fino a un mese, nei casi più gravi.

Odore di cibo in condominio: quando è intollerabile

Per capire il limite tra odore di cibo “normale” e odore “illegale” il riferimento è alla giurisprudenza che ha chiarito alcuni criteri. In primis è da valutare l’intensità e durata dell’odore: un piatto cucinato una volta a settimana è diverso da fritture quotidiane e persistenti. Poi la diffusione: se l’odore rimane all’interno dell’abitazione, è tollerabile. Se invade costantemente scale, pianerottoli o altre abitazioni, non lo è più.

L’odore di cibo in condominio è un tema tutt’altro che banale. Se gestito con buon senso, può essere risolto facilmente tra vicini. Ma quando diventa un problema serio, la legge offre diverse forme di tutela. Parlare, mediare e – se serve – agire legalmente: ogni passaggio ha il suo ruolo. Perché vivere serenamente in casa propria è un diritto di tutti.

Profumatore per l’ambiente nelle scale: si può usare?

Non sono solo gli odori sgradevoli a causare problemi. Sempre più spesso, in assemblea condominiale si discute anche della presenza di profumatori per ambienti, incensi o spray deodoranti usati eccessivamente nelle scale o nei corridoi. Anche questi possono essere percepiti come invadenti, soprattutto da persone allergiche o sensibili.

Il principio resta lo stesso: se l’immissione, anche se gradevole, invade uno spazio comune e crea fastidio, può essere regolamentata o vietata.

Cosa fare se l’odore di cibo in condominio è insopportabile?

Se si vive accanto a un vicino “olfattivamente invadente”, per intervenire il primo passo da compiere è parlarne. Spesso chi cucina non si rende conto della portata degli odori che produce. Un confronto civile può bastare a risolvere il problema. Se la situazione non cambia, è bene informare l’amministratore. Questi può intervenire con una diffida o proporre soluzioni condivise in assemblea. Inoltre l’assemblea può approvare un regolamento che limiti le attività che generano odori molesti o stabilisca regole sull’uso di canne fumarie e impianti di aerazione.

Se tutto il resto fallisce, resta la via giudiziaria. Si può chiedere al giudice di ordinare la cessazione delle immissioni e, se ci sono gli estremi, anche un risarcimento del danno.

Cosa fare se l’odore di cibo proviene da un’attività commerciale?

I problemi aumentano se l’odore molesto arriva da una cucina professionale sotto casa: pizzerie, bar, kebab, rosticcerie. In questi casi, le attività devono rispettare precise norme igienico-sanitarie e urbanistiche, e dotarsi di impianti di aspirazione efficienti.

Se un’attività commerciale causa odori eccessivi in condominio, si può presentare segnalazione all’ASL, al Comune o ai Vigili del Fuoco, oltre che procedere per vie legali. I giudici, in diversi casi, hanno ordinato la chiusura temporanea o l’adeguamento degli impianti. L’assemblea può deliberare, con la maggioranza prevista dalla legge, un divieto espresso di diffondere odori – di cibo o di altro tipo – nelle parti comuni, come scale, androni, corridoi o ascensori.

Barbecue in condominio: si può fare?

Tra gli odori di cibo in condominio che possono arrecare particolare fastidio troviamo anche quelli che riguardano il barbecue, fumo incluso.

Non esiste una norma che vieti in modo assoluto l’uso del barbecue in condominio. Tuttavia, si applica l’articolo 844 del Codice Civile, che disciplina le cosiddette “immissioni”, ovvero tutto ciò che può arrivare da una proprietà all’altra, come rumori, odori, fumo o vibrazioni. Secondo questo articolo, ognuno ha diritto a godere della propria casa, ma senza superare la “normale tollerabilità” per chi abita accanto. Questo significa che si può usare il barbecue, purché non si infastidiscano in modo eccessivo gli altri residenti.

Prima di accendere la griglia, conviene sempre controllare il regolamento condominiale. Alcuni condomìni, infatti, vietano in modo esplicito l’uso del barbecue sui balconi, terrazze o cortili comuni, per motivi di sicurezza o per evitare liti tra vicini. Anche se il regolamento non lo vieta, è sempre buona norma usare il barbecue con cautela, scegliendo orari e modalità che non disturbino il vicinato.

Infine, è fondamentale utilizzare barbecue sicuri e certificati, realizzati con materiali resistenti e dotati di sistemi adeguati per il controllo e lo smaltimento dei fumi. Se si utilizza un barbecue a carbonella o a legna, va fatto ancora più attenzione: questi tipi di barbecue producono più fumo rispetto a quelli a gas o elettrici. In ogni caso la prudenza e il buon senso devono regnare in ogni situazione che riguarda il condominio. 

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