Giornalista
In questi giorni delicati di guerra tra Russia e Ucraina si è detto che l’Italia e l’Europa sono attaccati alla canna del gas russo. Si è parlato del gasdotto Nord Stream 2 e di come sganciare nel più breve tempo possibile la nostra dipendenza dalle risorse e dalle energie dell’Est, per non soggiacere ai ricatti dei principali fornitori. Comunque un’opportunità per seguire la via della transizione energetica ed ecologica.
Ma c’è anche un’altra Italia. Quella lontana dalle grandi aree metropolitane, quella delle province, dei comuni e delle comunità montane che viaggia ancora con le bombole a gas, poiché non vi sono reti e infrastrutture della metanizzazione.
Sono ben 1.300 questi comuni italiani non allacciati alla rete, riferisce il Corriere della Sera, pari al 15% del totale, con 7 milioni di utenze tra famiglie e imprese. Nelle cucine di queste case e nei serbatoi delle imprese, bisogna costantemente rifornire le bombole Gpl, o il gas da petroli liquefatto.
Queste utenze non sono allacciate ad alcuna rete ma ricevono le risorse via treno, via mare o tramite autocisterne, direttamente dai 18 Pesi fornitori, in particolare da Francia, Libia, Egitto, Stati Uniti e Algeria, paese maghrebino dove proprio ieri, 11 aprile 2022, è approdato il presidente Mario Draghi per firmare un accordo sul gas che, stando alle parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, “ci permetterà di fronteggiare gli eventuali ricatti russi sul gas”. Altre nazioni come Qatar, Congo, Angola, Mozambico, Azerbijan si sarebbero resi disponibili ad aumentare le forniture all’Italia.
L’associazione di categoria delle imprese Assogasliquidi-Federchimica, ricorda inoltre che il Gpl non è utilizzato solo da famiglie e imprese ma anche da 2,7 milioni di automobilisti che si riforniscono in oltre 4.500 punti vendita in Italia.
Due anni fa il monopolio di questo mercato spettava alla Sardegna. Ora è un fenomeno che abbraccia tutto il Paese, da nord a sud, spinto dal gruppo Italgas che ha iniziato a metanizzare e scavare per la posa dei tubi per la distribuzione locale del gas, e dal gruppo Snam che rifornisce l’isola.
Anche il mercato del gas si sta inserendo nel solco tracciato dai nuovi obiettivi dell’Unione Europea, ossia decarbonizzare e ridurre le emissioni inquinanti, con l’uscita dai fossili entro il 2050, ma sarà un percorso lento.
In questo tempo che ci separa dalla transizione energetica e dalle energie rinnovabili diffuse su larga scala, non potremo rinunciare al gas. Ma si stanno già sviluppando i carburanti bio (il biogpl) e rinnovabili (il gas a basso contenuto di CO2), che possono essere immessi in rete o nelle bombole assieme al metano. Solo nel 2030 si prevede una riduzione della quota di Gpl al 60%.