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Dai dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica del Regno Unito (British Statistical Office – ONS) emerge che circa il 5,5% del patrimonio immobiliare di Inghilterra e Galles è “effettivamente non occupato”, questo equivale a circa 1,5 milioni di abitazioni, mentre altre 172.800 unità sono classificate come seconde case.
Cosa emerge dalla rilevazione?
Secondo gli esperti, questi dati suggeriscono che gli sviluppatori immobiliari così come i proprietari di multiproprietà sono in possesso di immobili che non occupano, il che mette in discussione il sistema fiscale che prevede tasse relativamente leggere su questo tipo di immobili, rispetto ai costi di costruzione.
Andrew Wishart, un esperto economista immobiliare ha osservato che piuttosto che avere una tassa sul valore delle case che potrebbe scoraggiare le persone dal lasciare le proprie case vuote, esiste una tassa sulle transazioni, la cosiddetta imposta di bollo, che scoraggia le transazioni.
Quali suggerimenti?
La percentuale più alta di immobili non occupati tra Inghilterra e Galles è presente a Londra con l’8% del totale. In dettaglio, il 91,6% non è occupato e solo l’8,4% corrisponde a seconde case.
Wishart ritiene che si possa intervenire sulle tasse per rendere più costoso questo tipo di immobili stimolando così l’aumento della costruzione di abitazioni.
Una spiegazione al fenomeno
I dati del British Statistical Office (ONS) si basano sulle informazioni del censimento del 2021 e sottolineano come i comportamenti durante la pandemia da Covid19 hanno influito sulle abitudini e sulle inclinazioni degli abitanti del Regno Unito, come nel caso dell’allontanamento dei cittadini da Londra, per stare con le famiglie durante quel periodo.