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Torre Velasca
Architettura e Design 26 febbraio 2024

Non solo Torre Velasca: esempi di architettura brutalista a Milano e in Italia


La “brutalista” Torre Velasca ha ispirato altri edifici di Milano e nel resto d’Italia. Ecco quali sono i più importanti.
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Nicola Teofilo

Giornalista, collaboratore esterno di Immobiliare.it

“È un’astronave atterrata nel centro di Milano!”. “Sembra una grattugia!“. Sono alcuni dei tanti commenti raccolti dalla stampa milanese nel lontano 1961, anno in cui fu inaugurata l’iconica Torre Velasca guadagnandosi l’epiteto di “Grattugia”. Tuttavia, già all’epoca qualcuno predisse l’importanza che avrebbe avuto nel tempo.

Quel palazzo di Milano è diventato un simbolo, dividendo le opinioni, e diventando uno dei più importanti esempi di architettura brutalista in Italia. A Milano piace provocare con l’arte e l’architettura, ma anche guardare oltre e dettare le mode.

Ripercorriamo, dunque, gli esempi di importanti architetture brutaliste a Milano e in Italia. 


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Cosa c’è nella Torre Velasca?

Gli interni panoramici aperti della Torre Velasca sono come un caleidoscopio da cui osservare Milano nella sua interezza e da più angolature. Dagli uffici, negozi e ristoranti si può ammirare la città gotica, bohemienne, liberty e neoliberty attorno al Duomo.

In lontananza, si stagliano i più recenti grattacieli della city finanziaria. Si intravedono persino le vecchie fabbriche e i nuovi distretti urbani residenziali che da qualche anno si stanno riprendendo gli spazi verdi, l’ossigeno e nuovi servizi pubblici più efficienti e sostenibili.

Certamente Torre Velasca è un iconico esempio di architettura brutalista, provocatoria e avanguardista allo stesso modo, tanto da ispirare anche nel resto d’Italia.

Cosa vuol dire brutalista?

Il “brutalismo” è uno stile controverso, che divide da sempre le opinioni su chi osserva edifici o opere di questo tipo. Tuttavia, negli ultimi anni sta vivendo una riscoperta e rivalutazione.

Questo stile artistico e architettonico, accompagnato dalle mode e dai movimenti culturali di quel tempo e dalle prime proteste operaie del secondo dopoguerra, è nato in Gran Bretagna negli anni ’50 del Novecento. Il termine deriva dal francese “béton brut“, che significa “calcestruzzo grezzo“, che spesso caratterizza le facciate delle costruzioni brutaliste. Infatti, possiede le seguenti caratteristiche:


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Le opere brutaliste a Milano 

Non solo la Torre Velasca, il brutalismo a Milano rappresenta un capitolo importante della storia dell’architettura e dell’immobiliare residenziale, con opere che hanno lasciato un segno indelebile sulla città, e con sfumature differenti a seconda dei periodi.

Ecco gli altri esempi di brutalismo, con i nomi dei progettisti e l’ordine cronologico di inaugurazione:

Stadio Giuseppe Meazza San Siro (1926) di Ulisse Stacchini

L’uso del cemento a vista per gli anelli e per le torri laterali lo ha lanciato nei templi del calcio mondiale, ma ha anche anticipato i principi del brutalismo, pur non essendo opera del periodo brutalista, ne esalta la struttura e la funzionalità.

Torre al Parco (1956) di Vico Magistretti

Complesso residenziale con facciate in graniglia di serizzo e granito con balconi aggettanti verso Parco Sempione. Colpiscono la libertà compositiva dei volumi e l’armonia cromatica.

La ricostruzione dell’Istituto Marchiondi Spagliardi (1957) di Vittoriano Viganò

Cemento armato a vista per spazi di socializzazione e ambienti pedagogici.

Composizione espressiva che valorizza la funzione educativa. Il plastico di questa opera si trova esposto al MoMA di New York.

Palazzo INA (1958) di Piero Bottoni

Questo complesso urbano viene associato a esempio di architettura razionalista, tuttavia i balconi prefabbricati in cemento e ceramica gli danno una connotazione brutalista.

Chiesa di San Giovanni Bono (1968) di Arrigo Arrighetti

Il Sessantotto è l’anno delle rivoluzioni, anche in ambito ecclesiale. A Milano si decise di creare un nuovo quartiere moderno, Sant’Ambrogio.

Così Arrighetti progettò questa nuova chiesa dal design innovativo rompendo con i tradizionali canoni architettonici. Una piramide contemporanea con cemento a vista.

Palazzo La Serenissima – Campari (1971) di Ermenegildo e Eugenio Soncini

Il Palazzo Campari è a pochi passi dall’iconica Torre Velasca, quindi potrebbe averne subito fascino e influenza.

A oggi rappresenta un esempio di brutalismo italiano con la sua facciata caratterizzata da una griglia di mattoni e ampie finestre.

Palazzo Mondadori (1975) di Oscar Niemeyer

È riconosciuto per la sua imponente struttura in cemento caratterizzata da curve e forme geometriche distintive.

L’edificio presenta archi parabolici in cemento armato e solai in laterizio armato.

Esempi di architettura brutalista in Italia 

L’architettura brutalista in Italia è rappresentata da alcuni edifici istituzionali, religiosi e residenziali. Tuttavia, la corrente non è stata così ampiamente diffusa come in altri Paesi.

Eccone alcuni, caratteristici per il cemento armato a vista e le linee squadrate in contrapposizione con gli ordini passati:

Casa Sperimentale a Matera (1954) di Luigi Piccinato

Realizzata in calcestruzzo armato a vista, con forme geometriche semplici e volumi puri, rappresenta un esempio di brutalismo “mediterraneo”, adattato al clima e al contesto locale.

Stadio Flaminio a Roma (1959) di Pier Luigi Nervi

L’uso innovativo del calcestruzzo armato e la struttura a sbalzo della copertura lo rendono un’opera iconica del brutalismo italiano, con una forte enfasi sulla funzionalità e sulla tecnologia.

Palazzo Olivetti a Ivrea (1964) di Luigi Figini e Gino Pollini

Uno dei primi progetti di rigenerazione urbana in Italia, ha interessato i quartieri popolari periferici. In calcestruzzo armato a vista e linee geometriche tipiche del brutalismo “umanista”.

Facoltà di Architettura a Firenze (1972) di Giovanni Michelucci

Un edificio universitario in cemento armato con una forma a “teca”. Un esempio di architettura della corrente brutalista italiana.

Estensione del Cimitero Monumentale a Jesi (1994) di Leonardo Ricci

Lavori realizzati con il cemento armato ben visibile, e volumi aggiuntivi con forma a “labirinto”.

“Le Lavatrici” a Genova (1989) di Aldo Luigi Rizzo, Aldo Pino, Andrea Mor, Angelo Sibilla

Complesso residenziale molto grande, in cemento armato dal prospetto a “gradoni”.

Casa Sperimentale a Fregene (1959) di Giuseppe Perugini

Villa in cemento armato con una struttura a “teca”.

Palazzo del Lavoro a Torino (1961) di Nervi & Nebbia

Edificio per uffici in cemento armato con una facciata a “vele”.

Palazzo dell’ambasciata a Roma (1961) di Basil Spence

Vicino alle mura aureliane e a Porta Pia, fu ricostruito dopo un attentato terroristico.

Il Quadrilatero a Trieste (1971 e 1982) di Celli Tognon 

Opere rappresentative dello stile brutalista che includono la sede del liceo scientifico Galileo Galilei (1971) e il complesso residenziale nel quartiere di Rozzol Melara (1982).

Tempio Nazionale a Maria Madre e Regina (1966) di Antonio Guacci

L’idea di questo imponente santuario a piramide mozzata, in cemento grigio e vetro, posto sulle cime di una montagna attorno a Trieste, fu del vescovo di Trieste e Capodistria Antonio Santin, che nel 1945 fece un voto alla Madonna per salvare la città dai bombardamenti della guerra.

Palacultura a Messina (2009) di F. Basile 

Progettato nel 1977, è diventato un simbolo dell’architettura eclettica in Italia, con la sua facciata imponente.

Villa in Costa Smeralda (2019) di Stefania Stera

Aggrappata alle rocce di Porto Cervo, è un raro gioiello di brutalismo riadattato e contemporaneo. L’edificio con appartamenti è ispirato anche alla Casa Bunker di Cini Boeri. 

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