Se da un lato l’edilizia soffre la crisi del mercato immobiliare con gravi perdite, come vi avevamo raccontato, dall’altro anche i vertici dello Stato sono convinti che questo sia uno dei settori che può ancora essere il volano della ripresa. Ed è per questo che al centro del decreto Sblocca Italia, ora in esame presso il Consiglio dei Ministri, troviamo proprio il settore edile di cui si vuole incoraggiare e velocizzare la ripartenza.
Non ci si aspetta che tutto quello contenuto nello Sblocca Italia diventi legge subito, è probabile anzi che almeno i decreti slittino a settembre, ma intanto leggere i contenuti può già dare l’effetto di una boccata di ossigeno, o quanto meno di sperare in una reale svolta.
Se guardiamo ai provvedimenti previsti nel decreto, troviamo in primo luogo la proposta di snellire le pratiche attraverso cui i Comuni possono concedere i permessi per edificare; inoltre si pensa di revocare il diritto delle amministrazioni locali di chiedere delle modifiche a progetti che hanno già ottenuto l’approvazione. I nostri Ministri dovranno anche dire sì a un regolamento unico per gli 8.000 Comuni italiani in tema di edilizia: i parametri urbanistici e le tecniche a cui riferirsi per gli interventi vanno unificati su tutto il territorio nazionale, benchè sia necessaria una declinazione in base alle peculiarità di ogni centro. Anche in tema di sicurezza, accessibilità e barriere architettoniche, se il testo rimane com’è, dovrebbe esserci una omogeneizzazione delle regole base.
Il decreto punta poi all’approvazione del programma 6.000 campanili e del recente piano città, nonché di quello sulle opere incompiute che dovrebbe avere durata triennale. Lo Sblocca Italia ha calcolato in 4,5 miliardi di euro (0,3% del Pil italiano) la cifra da destinare alle grandi opere pubbliche. Sono previsti, infine, gli incentivi promessi al recupero e restauro del patrimonio edilizio italiano e alla riduzione del rischio di consumo dei suoli pubblici.