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Il mercato immobiliare cinese non tira più. Negli ultimi undici mesi i prezzi hanno continuato a diminuire e allo stato attuale ci sono ben 50 mila abitazioni vuote, in attesa di un possibile compratore che riesca a coprire l’investimento sostenuto a suo tempo con un margine di guadagno adeguato.
Gli anni d’oro
Tra il 2007 e il 2016, durante il boom economico del Dragone, i big developer cinesi (come Evergrande) avevano l’opportunità di acquistare all’asta vasti terreni, in precedenza liberati dalle vecchie abitazioni grazie ad una politica di indennizzi ai proprietari molto generosa. Questo ha portato ad una forte espansione del mercato immobiliare cinese, non ancora costretto da misure di limitazione di acquisto.
Cosa succede oggi
Il modello economico adottato ha causato un tasso di vacancy molto elevato, 12,1%, secondo solo a quello del Giappone, e se nel passato questo ha funzionato come una sorta di calmiere nei momenti di rialzo dei prezzi, oggi la crisi del mattone non è più evitabile. Tanto i developer che gli acquirenti si trovano nel mezzo di una bolla immobiliare che non offre prospettive di sbocco.
I numeri della crisi
Da maggio a luglio la superfice venduta è diminuita di quasi il 50%, pari a 92,55 milioni di metri quadrati in meno. Come conseguenza in ben 70 città del Paese i prezzi sono scesi dello 0,1% rispetto a giugno 2022 e dell’1,7% anno su anno. Questo ha portato ad una contrazione negli investimenti per lo sviluppo delle attività immobiliari che rispetto a giugno sono calati di oltre il 30%.
La diretta conseguenza è una mancanza interesse verso la prevendita, inoltre quanti stanno aspettando di vedersi consegnare le abitazioni acquistate su carta si rifiutano di continuare a pagare il mutuo. Ben 320 progetti in 100 città stanno subendo questa forma di boicottaggio.
Misure adottate dal Governo a sostegno del settore immobiliare
Nel tentativo di arginare il danno, il China’s Politbureau ha assicurato che che il Governo centrale si pone quale garante, manlevando i compratori di futuri rischi.
Con una mossa inaspettata, poi, la banca centrale cinese ha deciso di abbassare di 10 punti il tasso di interesse di un anno a medio termine, portandolo al 2,75%.
Ricadute sul Made in Italy
Secondo la banca d’affari Goldman Sachs la crisi si rifletterà anche sull’export italiano dal momento che il sistema di arredo Made in Italy è molto apprezzato dagli acquirenti cinesi.