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Intervista a Emanuele Romano, ricercatore presso l’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Siccità: anche questo 2023 vede un concreto rischio di mancanza di risorse idriche, per i diversi utilizzi (idropotabile, irriguo, produzione energetica, industriale, ambientale), soprattutto nella prossima stagione estiva.
Quali sono le cause, oltre al cambiamento climatico? Qual è lo scenario nazionale?
Ne abbiamo parlato con Emanuele Romano dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Cnr, in collaborazione con l’Ufficio Stampa del Cnr.
Il problema della siccità in Italia è evidente già a fine inverno: qual è lo scenario attuale?
Il cambiamento climatico è un fenomeno che interessa l’Italia nella sua interezza e sta rendendo più evidenti e più drammatici dei problemi che, in realtà, sono sempre esistiti.
In Italia, anche in passato abbiamo avuto problemi di siccità, ma attualmente, quello che sta succedendo è che gli episodi siccitosi stanno aumentando in frequenza e questo implica anche il fatto che gli effetti di lungo termine della siccità si stanno andando a sommare l’uno con l’altro.
Se prima si aveva una siccità ogni 10 anni, facendo sì che si rientrasse nella normalità nell’arco di uno o due anni, adesso essendo fenomeni molto ravvicinati c’è il rischio che ci sia una sovrapposizione.
Lo vediamo – non con pochi pericoli – quest’anno nel nord Italia.
Esiste il problema delle dispersioni idriche in Italia: cosa si sta facendo in tal senso?
Facendo riferimento all’approvvigionamento idropotabile, abbiamo il valore medio delle perdite intorno al 40-45%, con punte che arrivano anche al 60%, soprattutto in alcuni centri urbani del Centro e Sud Italia.
Ad oggi, non esiste un piano nazionale; c’è un problema alla base: interventi di questo tipo attualmente non vengono finanziati dal Governo in maniera strutturale, ma vanno in tariffa, con il conseguente limite economico e una mancanza di disponibilità di denaro da investire per gli interventi.
Alcuni gestori, soprattutto quelli delle grosse città, – a poco a poco – in particolar modo dopo la siccità del 2017, hanno cominciato a intervenite in maniera significativa, riducendo le perdite della propria rete di adduzione. Ma, in Italia, abbiamo centinaia di gestori detti “in economia”, i vecchi acquedotti municipali, che non hanno risorse economiche sufficienti per opere così importanti.
Questa è la situazione per il settore idropotabile, che conta per circa il 25% degli utilizzi idrici. C’è poi anche l’irriguo da considerare, e si sa poco o niente sulle dispersioni eventuali di questo settore, che potrebbero essere altrettanto gravi.
Quali sono i consigli davvero utili per risparmiare acqua?
Un piano è quello dei risparmi individuali, a livello familiare, e i consigli sono quelli più volte sottolineati, come preferire la doccia al bagno, ad esempio.
In realtà, si potrebbero fare più ragionamenti: ad esempio, andrebbe rivisto il sistema di approvvigionamento dell’acqua impiegata dai sanitari (le acque grigie) che, ad oggi, è la stessa che riteniamo potabile, essendo un circuito unico.
C’è poi un altro aspetto che andrebbe sottolineato: l’acqua viene utilizzata anche per la produzione di energia, sia tramite l’idroelettrico sia tramite il termoelettrico.
Tramite il termoelettrico, perché ricordo che l’acqua serve a raffreddare gli impianti. Allora, in realtà, noi facciamo un risparmio idrico anche quando teniamo il condizionatore non a 18°, ma a 23°.
Questo aspetto non viene sufficientemente evidenziato, seppur impatti notevolmente. Per capirci, i grandi gestori dell’idroelettrico, che gestiscono gli invasi alpini, trattengono acqua soprattutto in vista del periodo estivo, perché per le ondate di calore c’è bisogno di una maggiore energia per far funzionare i condizionatori.
Meteo e siccità: quali condizioni potrebbero realmente scongiurare il rischio siccità?
Sarebbe auspicabile avere una primavera con precipitazioni costanti e non troppo intense, perché la situazione, soprattutto nel Nord-Ovest, è di scarsissime precipitazioni nevose.
Quindi, tutta quella parte di immagazzinamento di acqua che è offerta dal manto nevoso manca. Nella parte della Lombardia – il bacino del Po – e nella parte della Valle dell’Adige, la situazione è migliore dal punto di vista delle precipitazioni nevose.
Concludendo, l’acqua non si fabbrica e, quindi, va utilizzata al meglio.