Indice dei contenuti
Il settore degli affitti brevi con la pandemia è rimasto paralizzato, ma quest’anno sono molte le persone che, magari in smart working, stanno scegliendo di affittare case per due o tre settimane in luoghi di mare o montagna; oppure di godersi un ponte o un fine settimana lungo in qualche città storica.
Queste nuove modalità di lavoro e di viaggio si stanno rivelando un parziale sostegno per tutto il comparto, alle prese con tentativi più o meno riusciti di ripartenza dopo lo stop prolungato e forzato.
Affitti brevi, come sono cambiati dopo la pandemia
In alcune località gli affitti brevi si stanno avvicinando addirittura ai livelli del 2019 e complessivamente si assiste a un aumento dei soggiorni, che passano in media da 11 a 19 notti, anche se le città meno gettonate rimangono ancora in affanno.
Una nota problematica è l’elevato numero di disdette, che stando a quanto commenta Marco Celani, fondatore di Italianway e presidente di Aigab (Associazione italiani gestori affitti brevi) in una intervista per Il Sole24Ore, sono legate agli appuntamenti per i vaccini che non accennano a diminuire.
Due nuove tendenze
Sempre secondo le parole di Celani, stiamo assistendo a due grandi tendenze, come conseguenza della pandemia:
- nelle grandi città le persone che prima della crisi sanitaria avevano scelto gli affitti a breve termine, magari perché scottati dall’affitto standard, ritornano nel circuito a lungo termine;
- nelle località stagionali o di vacanza si vede aumentare, sia online sia offline, la disponibilità di immobili da affittare a breve termine.