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Il Superbonus edilizio costa una sproposito. Ma almeno, dal punto di vista immobiliare, sta funzionando. Anche questo è un dato di cui il Governo dovrà tener conto per decidere se, e in quali forme, continuare a sostenere i lavori di riqualificazione energetica.
Che il Superbonus possa proseguire molti anni come oggi, al 110%, è ormai escluso. Di recente, lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, ha stigmatizzato l’esborso per le casse dello Stato, accennando addirittura a costi triplicati rispetto a una condizione di normalità.
30 miliardi impegnati dallo Stato
Gli ultimi dati dell’Enea (aggiornati al 30 aprile) dicono che finora sono stati investiti 27,4 miliardi di euro su questa misura, che equivalgono a circa 30 miliardi di oneri a carico dello Stato. Per dare un’idea della portata della cifra, con molto meno (20 miliardi) si è coperta la spesa dei primi tre anni di reddito di cittadinanza (aprile 2019 – dicembre 2021).
Oggi il Superbonus per i condomìni (che catturano il 48,9% degli investimenti) è prorogato al 2023, poi le aliquote scenderanno al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Per case unifamiliari e villette, il limite è invece fissato al 31 dicembre 2022, a condizione che entro il 30 settembre sia stato effettuato il 30% dei lavori. Qualche partito vorrebbe rafforzare la misura, ma il Governo chiude la porta.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, attorno ai bonus edilizi si sono verificati illeciti per 4,4 miliardi e sequestri per 2,3 miliardi, anche se l’Ance (l’associazione dei costruttori) specifica che molti di questi illeciti riguardano bonus diversi dal 110%. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, chiunque lavori nell’edilizia o semplicemente abbia richiesto un preventivo per un ponteggio tra 2021 e 2022, si è trovati di fronte a costi esplosi, rispetto al periodo precedente, e tempi di attesa molto lunghi. Non a caso, l’Anie in una nota ha affermato che “sicuramente i bonus edilizi hanno stimolato il mercato delle costruzioni, ma adesso sarebbe necessario che il governo mettesse a disposizione risorse per stimolare gli investimenti verso la produzione di energia da fonti rinnovabili”. Qual è, però, l’effetto a livello di efficienza energetica?
Salto medio di 3 classi energetiche
Una risposta arriva da un approfondimento condotto da Gabetti Lab, aggiornato al primo trimestre di quest’anno, basato su uno stock di 671 condomini su cui sono stati effettuati lavori di efficienza energetica. Secondo lo studio, terminato il rinnovamento edilizio, in media il fabbisogno energetico è stato abbattuto del 53% rispetto alla situazione precedente e le unità immobiliari hanno effettuato un miglioramento di 3 classi energetiche (la norma del 110% impone almeno il salto di 2 classi).
A questo corrisponde una riduzione nell’utilizzo del gas del 43% e un abbattimento intorno al 51% di emissioni di Co2, derivanti dai principali interventi messi in campo, ossia cappotto termico sull’involucro, rifacimento del tetto, sostituzione di vecchie caldaie, posa di infissi ad alta efficienza. I lavori sugli edifici sono sempre complessi e non tutte le voci di spesa possono rientrare nei bonus fiscali, ma Gabetti Lab ha calcolato che effettivamente il 74% dei condomini ha sostenuto una spesa che va dallo 0% al 4% di quanto approvato in assemblea, tutto il resto della cifra è rimasta a carico dello Stato sotto forma di credito d’imposta. Nel 25% dei casi, le famiglie hanno sostenuto una spesa tra il 5% e il 29% dell’ammontare dei lavori.
Effetto Superbonus: miglioramento dello stock residenziale italiano
Un altro effetto importante di questi lavori edilizi è il generale miglioramento dello stock residenziale italiano. Nel nostro Paese, il 58% degli edifici è stato costruito prima del 1977, anno in cui sono entrate in vigore le prime regole relative al rispetto di alcuni di criteri di efficienza energetica. E secondo il consueto rapporto Enea-Fiaip-iCom, la situazione degli immobili compravenduti in Italia prima del Superbonus, vedeva per il 35% delle case in classe energetica G (la peggiore), per il 20% in F, per il 14% in E, 12% in D e solo il restante 19% per le prime tre.
I dati Enea, per fortuna, dicono che i lavori relativi al Superbonus sono stati ben distribuiti su tutto il territorio nazionale, con una componente importante del Centro Sud. Sul totale dei 27 miliardi di lavori ammessi a detrazione, spicca la cifra di oltre 4 miliardi relativa alla Lombardia. Ma per il resto, si osserva una distribuzione equa, in relazione alla dimensione delle regioni, con 2,5 miliardi appannaggio del Lazio, 2,1 miliardi per la Campania, 2,2 per l’Emilia-Romagna, 1,9 miliardi a testa per Sicilia e Piemonte, un miliardo e mezzo per Puglia e Toscana, 1 miliardo per la Calabria e così via.
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