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UE: entro il 2030 il 15% delle case deve passare almeno dalla classe G alla F. Ma non si porrà veto alle vendite

15 Dicembre 2021 Economia
risparmio energetico

Sembra essere saltata completamente l’ipotesi, paventata nei giorni scorsi e di cui vi avevamo parlato, di vietare la possibilità di vendere o affittare le abitazioni europee in classe G a partire dal 2030. A farlo è stato direttamente Frans Timmermans, il vice presidente della Commissione Europea, che è intervenuto per smentire le voci circolate negli ultimi giorni sul fermo al mercato per le case ad alto consumo energetico. Per citare la sua dichiarazione, come riporta anche Corriere.it, la proposta non prevede alcun veto alla vendita per gli edifici nelle classi più basse, concludendo che sarà compito dei vari Stati membri quello di trovare la giusta modalità per far rispettare le norme stabilite a livello comunitario. La Commissione infatti si limiterà a indicare gli standard di riferimento.

La proposta presentata ufficialmente oggi dalla Commissione non vede nessun passaggio che indichi il divieto di affitto e vendita di edifici e abitazioni classificate molto in basso nella scala dei consumi e quindi che risultino inefficienti dal punto di vista energetico. Un’ipotesi che avrebbe impattato su numeri altissimi e che avrebbe imposto al totale perdita di valore di milioni di case, almeno nel nostro Paese. Come aveva infatti dichiarato anche il nostro Amministratore Delegato Carlo Giordano all’AdnKronos negli scorsi giorni: “Sarebbe impensabile dover ristrutturare una percentuale così alta del patrimonio immobiliare italiano che, come ben sappiamo, è molto datato. Non basterebbe infatti riqualificare le singole unità abitative ma per compiere un salto di classe energetica e rispondere all’ipotetica normativa servirebbe riqualificare gli interi stabili, sperando di mettere d’accordo tutti i privati che se ne dividono la proprietà”.

Le nuove richieste dell’Unione Europea

Quali sono allora le richieste dell’Unione? Nella proposta di norma si rimanda a ogni singolo Stato la responsabilità di stabilire quali mezzi utilizzare per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica comuni, dal momento che i Governi locali conoscono meglio dell’UE la situazione interna al proprio Paese. A loro verrà chiesto di individuare il 15% degli edifici con le prestazioni peggiori e imporne in rinnovo in via prioritaria. In particolare, il 15% del patrimonio immobiliare non residenziale con le peggiori performance energetiche di ogni Paese europeo entro il 2027 dovrà passare dalla classe G almeno a quella F mentre nel caso del residenziale il termine ultimo è il 2030. Nel caso degli edifici pubblici e non residenziali, quindi ad esempio gli uffici, entro il 2030 si richiede il passaggio almeno al livello E dell’Attestato di Prestazione Energetica, lo stesso che per il residenziale è fissato come termine ultimo al 2033. In numeri parliamo di circa 30 milioni di case per le quali l’UE metterà a disposizione un fondo da 150 miliardi di euro da ora al 2030.

Il 2027 decreterà, stando alla direttiva, lo stop ai sostegni alle caldaie a gas e nel 2040 si punta alla totale dismissione dei combustibili fossili nel riscaldamento.

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