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Lisbona, i residenti chiedono un referendum sullo stop agli affitti brevi
Mondo 17 novembre 2024

Overtourism a Lisbona, i residenti chiedono lo stop agli affitti brevi


Lisbona è alle prese con un'emergenza abitativa causata dall'esplosione degli affitti brevi. Un movimento cittadino vuole vietarli.
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Riccardo Liguori

Giornalista, ex collaboratore esterno di Immobiliare.it

Lisbona, la pittoresca capitale portoghese, è da anni meta prediletta del turismo internazionale. Ma la crescente popolarità ha un rovescio della medaglia: l’overtourism. L’invasione di turisti, attratti dai prezzi accessibili, dalla vivace vita culturale e dalla bellezza mozzafiato della città, ha portato a un’impennata degli affitti brevi. Interi quartieri, un tempo abitati da famiglie locali, sono stati trasformati in un enorme albergo diffuso, con appartamenti destinati esclusivamente ai turisti.

Questa situazione ha generato un profondo malcontento tra i residenti, che si vedono costretti a fare i conti con affitti inaccessibili e la progressiva perdita della propria identità cittadina. Il costo delle abitazioni è cresciuto a dismisura, superando di gran lunga la media degli stipendi. Trovare un alloggio, sia in affitto che in proprietà, è diventato impossibile per molti lisbonesi, specialmente giovani e famiglie.

Chi può permettersi di restare, lamenta la trasformazione dei propri quartieri in luoghi impersonali e rumorosi, privati della loro autenticità e del senso di comunità. I piccoli negozi di alimentari e le botteghe artigiane lasciano il posto a bar, ristoranti e souvenir shop, pensati per soddisfare le esigenze dei turisti, snaturando il tessuto sociale e commerciale dei quartieri. Aumenta anche il senso di insicurezza e la mancanza di familiarità tra i pochi residenti rimasti, circondati da un flusso incessante di visitatori.

La rivolta dei cittadini

Per contrastare questa tendenza, è nato un Movimento per il diritto alla casa che ha lanciato una petizione per indire un referendum con l’obiettivo di vietare gli affitti brevi nelle zone residenziali. L’iniziativa ha raccolto oltre 6.600 firme, tra cui quelle di molti ex residenti costretti ad abbandonare la città a causa del caro affitti. Si stima che circa 4.400 lisbonesi abbiano dovuto “migrare” a causa della bolla dei prezzi degli immobili.

Il Movimento per il diritto alla casa sottolinea come gli affitti a breve termine occupino la maggior parte dello spazio abitativo nel centro storico di Lisbona, contribuendo a svuotare la città dei suoi abitanti. A oggi si contano quasi 20.000 contratti di affitto breve ad uso vacanza nella capitale portoghese.

Un modello di turismo sostenibile

L’obiettivo del referendum non è quello di demonizzare il turismo, ma di regolamentarlo, limitando gli affitti brevi agli edifici commerciali e restituendo i quartieri residenziali ai loro abitanti. Si punta a un modello di turismo più sostenibile e rispettoso delle comunità locali, che valorizzi il patrimonio culturale e ambientale della città senza comprometterne la vivibilità.

La petizione è stata presentata all’assemblea municipale e, se accolta, potrebbe portare a un referendum nella prima metà del 2025. Lisbona si troverebbe così a seguire le orme di altre città europee, come Barcellona, dove il sindaco ha promesso l’abolizione degli affitti brevi negli appartamenti ad uso residenziale entro il 2028.

Lisbona, esempio per altre città?

Il caso di Lisbona è emblematico di un problema che affligge molte destinazioni turistiche. Il Portogallo ha infranto ogni record di presenze turistiche: ad agosto 2023 si è registrato il massimo mensile di pernottamenti, 10,8 milioni. L’equilibrio tra le esigenze del turismo e la tutela dei residenti è una sfida complessa, che richiede soluzioni innovative e una gestione oculata del fenomeno. Il referendum potrebbe rappresentare un importante passo avanti verso un modello di turismo più equo e responsabile.


LEGGI ANCHE: Overtourism a Copenaghen, la capitale danese premia i turisti sostenibili


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