Casa colonica Località La Scola, Grizzana Morandi

Grizzana MorandiLocalità La Scola
  • € 850.000
  • 5+
  • 600
  • 3+
Descrizione

ANTICO BORGO LA SCOLA CASA PADRONALE CON 14.000 MQ DI PARCO

IL BORGO SCOLA DI VIMIGNANO
E’ uno dei borghi medievali meglio conservati della provincia di Bologna, con una
omogeneità architettonica che si esprime negli edifici civili, nelle case torri e negli
oratori e che conserva inoltre un cipresso plurisecolare iscritto nel registro degli
alberi monumentali d’Italia.
Il nome pare derivi dal longobardo Sculca che indicava un posto di guardia armato
(VI - VIII sec.), il borgo infatti aveva in quell’epoca una notevole importanza militare
e strategica, facendo parte di una linea fortificata che proteggeva l’Esarcato di
Ravenna (Impero romano d’Oriente) dalle spinte espansioniste dei Longobardi
(stanziati in Toscana) e costituiva il confine.
Gli edifici esistenti risalgono al passaggio tra trecento e quattrocento quando una
situazione economica favorevole determinò una forte spinta alla crescita edilizia
grazie alla professionalità delle maestranze provenienti dalla Lombardia: i maestri
comacini. Il Borgo la Scola fu costruito quasi interamente dai maestri comacini, le
cui costruzioni hanno sfidato il tempo. Essi utilizzavano tecniche costruttive
particolari e contrassegnavano con i loro simboli gli edifici costruiti, ad esempio, con
la rosa celtica e simboli dell’abbondanza.
La casa torre di Cadoré, non lontana dalla Scola, conserva un camino con alcuni
simboli da essi utilizzati nelle loro opere: il compasso, il filo a piombo, il mazzuolo.
LA FAMIGLIA PARISI E LA CASA
La famiglia Parisi fu la famiglia dominante del borgo la Scola e fu proprietaria
dell’intero borgo fino alla metà del XVIII secolo.
Di origine forse francese o a causa di commerci con la Francia, come denota il nome,
si stabilì alla Scola, provenendo dalla Toscana, nel corso del XIV secolo. Essa viene
nominata per la prima volta in un documento, negli Estimi del 1385.
Attiva nel notariato e nei commerci diede grande impulso alla vita economica e
sociale del borgo, diventando una delle più importanti casate della valle del Limentra
(fiume che scorre tra la Toscana e l’Emilia). Divenne grande proprietaria terriera e si
alleò e si imparentò con le più note famiglie della montagna ed ebbe tra i suoi
componenti numerosi notai, dottori in legge, cinque Capitani della montagna e circa
trenta ecclesiastici, tra i quali alcuni alti prelati.
Risulta da documenti citati dallo storico Arturo Palmieri che i Parisi della Scola il 15
dicembre 1469 assaltassero la residenza del Vicario (governatore) di Castel di Casio e
fossero perciò iscritti negli Acta Criminalia, ma non risulta alcuna condanna. Lo
storico ipotizza che i Parisi si difendessero invocando il precedente diritto di possesso
delle terre occupate che erano state prese dal Comune di Bologna.
Nelle lotte tra la Chiesa e l’Impero la famiglia fu sempre partigiana del papa e in
particolare di Giulio II della Rovere nella sua lotta contro la Signoria di Bologna. Nel
corso del seicento Don Angelo Parisi scalò la gerarchia ecclesiastica diventando
vescovo e ricostruì la cappella della famiglia nel 1616, un oratorio dedicato a San
Pietro che si trova quasi di fronte alla loggia del primo piano. All’interno è una pala
d’altare che raffigura la Madonna della cintura ed alla sinistra della Madonna il
donatore Angelo Parisi.
L’oratorio fu poi nella prima metà del novecento donato alla Diocesi di Bologna.
La Casa-torre Parisi–Montanelli fu edificata nel corso del XVI secolo (in precedenza
la famiglia abitava nella casa della Meridiana sulla stessa piazza) secondo l’uso
dell’epoca, in uno stile che non esisteva già più: quello dei castelli fortificati feudali.
Castelli che erano scomparsi da tempo perché nelle lotte tra il Comune di Bologna e i
signori feudali della montagna questi ultimi erano stati definitivamente sconfitti ed i
loro castelli quasi tutti distrutti ed i feudatari costretti a vivere in città. Le famiglie più
abbienti della montagna costruivano quindi delle case-torri fortificate, per aumentare
il proprio prestigio ma anche per poter respingere le aggressioni delle bande di
fuorilegge spesso comandate da componenti delle vecchie famiglie feudali.
E’ da segnalare che questa è una delle pochissime case-torri sopravvissute nella
struttura originale, con buona parte degli arredi originali, ed in buono stato di
conservazione. Questo è stato possibile perché la casa è rimasta nelle mani della
famiglia Parisi-Montanelli fino ai giorni nostri: dalla morte dell’ultima Parisi, Irene
(1852-1933) figlia unica di Enea Parisi (1818-1910), la casa è stata utilizzata dalla
famiglia della figlia per il periodo estivo, quindi dai nipoti (tra cui mio padre Cesare
Montanelli, che si prodigò per evitare lo snaturamento del borgo e a cui si deve in
buona parte la sua conservazione originale) e dai pronipoti fino quasi al 2000. Irene
Parisi fu mandata a studiare da ragazza presso un Collegio Educandato per fanciulle a
Firenze, collegio frequentato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia fiorentina, il che
denota lo stato sociale della famiglia ancora negli ultimi decenni dell’ottocento. Fu
Irene a richiedere al Ministero della pubblica istruzione nel 1915, che la casa fosse
dichiarata di “importante interesse” e quindi protetta dalle leggi dell’epoca.
Il marito di Irene, il medico Cesare Calzolari, accrebbe notevolmente le proprietà
terriere della moglie ed acquistò una casa di tre piani a Bologna per la figlia Cesarina
che aveva sposato Ugo Renato Montanelli, proveniente dalla Toscana e che intendeva
stabilirsi a Bologna. Matrimonio inizialmente contrastato dalla famiglia di lei a causa
delle umili origini di lui. Essi ebbero quattro figlie femmine ed un maschio, Cesare
del quale io e mia sorella siamo le figlie.
ESTERNO
La casa si presenta dunque come una dimora gentilizia di età rinascimentale ma con
una ripresa di elementi medioevali: la torre, in primo luogo, che conserva in gran
parte il suo aspetto originale ed una camera segreta all’ultimo piano con accesso da
una botola mimetizzata nel soffitto del salone, la porta dell’ingresso principale, rifatta
nel 1638 come riporta la data sull’architrave, che ha due feritoie ai lati a diverse
altezze per osservare chi si presentava alla porta ed eventualmente utilizzare
l’archibugio. Queste feritoie prendevano non a caso il nome di “traditore”. Alcuni
scalini portano alla porta, che è borchiata, di quercia ed originale. Il battente in
metallo porta il simbolo della rosa celtica: il fiore a sei petali iscritti in un cerchio.
Nella parte bassa mostra alcune tracce di un tentativo di incendio pare dovuto ad una
rivolta dei contadini durante la Settimana rossa del 1914. Sull’architrave della porta è
l’iscrizione OSTIUM NON HOSTIUM, ovvero porta non aperta ai nemici (ma solo
agli amici).
La facciata sulla piazza principale del borgo presenta motivi rinascimentali di origine
fiorentina: le gronde aggettanti, le finestre simmetriche, proporzionate ed elaborate,
l’uso della pietra serena lavorata (l’arenaria di Montovolo) per i contorni della porta e
delle finestre. In alto sulla torre si trova un fregio cinquecentesco dipinto a palmette e
a fiori a sei petali iscritti in un cerchio, la Rosa celtica (simbolo tipico dell’Italia
settentrionale forse risalente al culto solare).
Al corpo centrale dell’edificio vennero poi aggiunte altre parti, con collegamenti
sospesi verso edifici vicini, una loggia architravata, un terrazzo coperto.
La casa è costruita in pendenza, per cui il piano nobile al piano strada sulla piazza sul
lato sud-est è situato al terzo piano.
PIANO NOBILE - INTERNO
Riporto alcune parole dello storico Arturo Palmieri nel suo libro “La montagna
bolognese nel Medioevo” 1929:
“Certe primarie famiglie del 1400 e 1500 si fecero costruire dimore sontuose
copiando le figure dei vecchi castelli, dei quali si conservava il ricordo. I casamenti
della Scola sono costruzioni dall’aspetto feudale e l’interno dei vecchi castelli
distrutti doveva essere sul tipo di questi edifici.
Un grosso e robusto portone chiudeva l’ingresso ed il primo vano era un vestibolo
sul quale si aprivano tre usci: quello di sinistra conduceva alla vasta cucina, l’altro
a destra allo sgombero e, di fronte, alla sala quadrata ed alta con il soffitto in legno
di quercia e di castagno. Una parete era quasi interamente coperta dall’ampio
camino che riscaldava le veglie invernali; alle estremità degli altri lati altrettante
porte conducevano alle camere da letto o destinate a vari servizi: sala d’armi e
magazzini. In basso si aprivano i sotterranei.”
Così è infatti strutturata la casa all’interno. Entrati nell’ingresso superando alcuni
scalini si trovano tre locali.
A destra una camera con acquaio originale in pietra dove si lavavano le stoviglie e
preparavano alcuni alimenti con una finestra sulla piazza ed una finestrina ovale a
fianco dell’acquaio.
A sinistra la cucina vera e propria molto luminosa con due dispense a muro e un bel
camino in arenaria per cucinare, con altorilievi dei simboli della montagna e
dell’abbondanza: la foglia di castagno, la spiga, il cardo. La stanza fu usata da tempo
però come camera da letto. Da qui una piccola porta di servizio porta al salone, al
quale si accede anche dall’ingresso.
Il salone è piuttosto vasto: presenta una altezza di quasi 5 metri.
Ha due finestre, orientate a est che spaziano sulla campagna in direzione del Sasso di
Vigo entrambe con i sedili (o poggiolini ) in pietra. Tra le finestre si trova un grande
camino in pietra con l’iscrizione FRANCISCUS QUONDAM LAURENTII / DE
PARISIIS HOC CAMINUM FACIENDUM CURAVIT ANNO DOMINI MDLXXV /
XXVII MENSIS AUGUSTI. “Francesco del fu Lorenzo Parisi fece fare questo
camino nell’anno del Signore 1575 il 28 del mese di agosto”.
In alto lungo il perimetro della sala si trova un affresco molto deteriorato delle
Fatiche di Ercole.
Sulla parete di destra guardando il camino si trova un affresco della Madonna con
bambino, di buona mano e datazione seicentesca di scuola bolognese.
Sulla parete di fronte si trova un San Francesco, della stessa epoca.
Le decorazioni delle pareti nei colori rosa, malva e beige sono di origine
settecentesca, rinfrescate nel novecento.
Sul soffitto della sala si trova poi una botola che dà accesso alla cosiddetta camera
segreta della torre, l’equivalente di una moderna panic room.
Sulle due pareti rimanenti si aprono quattro porte originali seicentesche.
Tre portano ad altrettante camere da letto, una delle quali si trova all’interno della
torre. In un’altra camera si trova un piccolo bagno con wc e lavandino in condizioni
non buone, con una piccola finestra. La terza camera originariamente era la dispensa
dove si conservavano gli alimenti e vi si aveva accesso direttamente dalla stanza
dell’acquaio con una porticina in legno che fu chiusa dal lato della camera ma ancora
esiste dal lato opposto.
La quarta porta conduce ad un passaggio sospeso che porta in una quarta stanza con
una finestra e una porta d’accesso ad un terrazzo coperto.
Al di sotto del terrazzo si trova una stanza con finestra e accesso soltanto dalla strada,
utilizzata come magazzino.
In un locale prima del passaggio sospeso si trova un bagno degli anni sessanta del
novecento, con wc, lavandino, bidè e piccola vasca da bagno. Il locale ha una finestra
di medie dimensioni.
Tutti i pavimenti sono in cotto fiorentino, le soglie in pietra arenaria.
APPARTAMENTO DELLA LOGGIA – PRIMO PIANO
Al di sopra del piano nobile e collegato ad esso da una scala a chiocciola in legno che
porta, attraverso una botola mimetizzata nel pavimento, alla stanza dell’acquaio, si
trova il cosiddetto appartamento della loggia. L’ingresso vero e proprio è sotto il
voltone all’uscita della piazza e si entra attraverso una scala in pietra che conduce alla
loggia, ampia e luminosa, e alla porta che dà su una sala con acquaio in pietra e
camino con due finestre affacciate sulla piazza. Sempre dalla loggia un’altra porta più
piccola, originale seicentesca con serratura originale conservata, conduce pure
all’appartamento. Dalla prima stanza si entra in una camera ampia e luminosa con
una finestra sulla piazza ed una piccola finestra ad arco verso est. Dall’altro lato della
sala d’ingresso si giunge ad una stanza più piccola di passaggio con un tavolo da
pranzo che conduce al cucinotto che è di passaggio e al bagno (ristrutturato da alcuni
anni con wc, doccia, lavandino) e quindi, attraverso una porta con incisa la data 1606,
ad altre due stanze abbastanza ampie, una delle quali si trova nella torre e la cui
finestra guarda verso est mentre l’altra stanza ha una finestra verso ovest.
CANTINE FORNO MAGAZZINI E LEGNAIE
Tramite la scala a chiocciola (la stessa con la quale si sale all’appartamento della
loggia) dal piano nobile si scende nelle cantine del seminterrato, due di medie
dimensioni, da qui attraverso una porta si giunge al locale del forno della casa dove si
cuoceva il pane. A questo locale si accede anche dalla strada e da qui parte una lunga
scala in pietra che collega i due piani seminterrati al piano terra del giardino.
Partendo dal forno si trovano al primo piano inferiore a destra ed a sinistra due ampi
magazzini illuminati da finestre. Al secondo piano inferiore si trovano tre locali usati
come legnaie; a due di essi si accede con un ingresso indipendente dalla scala
direttamente dal giardino.
I solai sono tutti in legno ed è interessante notare l’orditura dei solai del vano centrale
di ogni piano, che presenta capriate rovesce sorrette da un pilastro centrale, secondo
lo stile antico delle costruzioni della montagna bolognese.
MAGAZZINO CASA DELLA MERIDIANA
Esternamente alla casa, con ingresso sulla piazza, al pianoterra della casa della
Meridiana, dopo una porta in legno d’epoca, si trovano due ampi locali abbastanza
alti (275 cm) utilizzati in passato come cantina per i vini. Il pavimento è in graniglia.
IL PARCO
Lungo il lato sud-est della casa si estende un ampio giardino (14.000 metri quadri)
dove si trovano alcuni alberi da frutto e di alto fusto (ippocastani), terreno
attualmente in parte abbandonato. Al giardino (in piccola parte terrazzato con muretti
in pietra) si accede dall’interno della casa attraverso la scala che porta ai magazzini e
dall’esterno (attraverso un cancellato di legno e una scala in pietra ed inoltre anche
dalla strada comunale in discesa che parte dalla piazza).
APPARTAMENTO “ALBERTINA” E GRANAIO PIANO STRADA
(proprietà Maria Teresa Niutta)
Uscendo dalla casa e passando sotto il voltone e quindi a sinistra sotto il passaggio
sospeso, si giunge alla porta che conduce ad un ingresso: a sinistra si accede ad un
grande magazzino ben illuminato con soffitto in legno originale e pavimento in cotto
e a destra ad un piccolo appartamento di due stanze (una delle quali nella torre) senza
bagno (in passato con servizi esterni).
Informazioni
altre caratteristiche
Caminetto
Esposizione esterna
Balcone
Cantina
Giardino privato
Caratteristiche
Riferimento e Data annuncio
88 - 30/10/2023
contratto
Vendita
tipologia
Casa colonica | Intera proprietà | Immobile di lusso
superficie
600 m² - Vedi dettaglio
locali
5+ (8 camere da letto, 6 altri), 3+ bagni, cucina abitabile
piano
Piano terra
totale piani edificio
1 piano
disponibilità
Libero
altre caratteristiche
Caminetto
Esposizione esterna
Balcone
Cantina
Giardino privato
Costi
prezzo
€ 850.000
Efficienza energetica
anno di costruzione
1500
stato
Buono / Abitabile
certificazione energetica
Non classificabile
Planimetria
planimetria casa padronale
planimetria loggie
planimetria magazzini
planimetrie cantine
    Mutuo
    Durata del mutuo

    Rata da € 2.379 al mese

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