IL BORGO SCOLA DI VIMIGNANO E’ uno dei borghi medievali meglio conservati della provincia di Bologna, con una omogeneità architettonica che si esprime negli edifici civili, nelle case torri e negli oratori e che conserva inoltre un cipresso plurisecolare iscritto nel registro degli alberi monumentali d’Italia. Il nome pare derivi dal longobardo Sculca che indicava un posto di guardia armato (VI - VIII sec.), il borgo infatti aveva in quell’epoca una notevole importanza militare e strategica, facendo parte di una linea fortificata che proteggeva l’Esarcato di Ravenna (Impero romano d’Oriente) dalle spinte espansioniste dei Longobardi (stanziati in Toscana) e costituiva il confine. Gli edifici esistenti risalgono al passaggio tra trecento e quattrocento quando una situazione economica favorevole determinò una forte spinta alla crescita edilizia grazie alla professionalità delle maestranze provenienti dalla Lombardia: i maestri comacini. Il Borgo la Scola fu costruito quasi interamente dai maestri comacini, le cui costruzioni hanno sfidato il tempo. Essi utilizzavano tecniche costruttive particolari e contrassegnavano con i loro simboli gli edifici costruiti, ad esempio, con la rosa celtica e simboli dell’abbondanza. La casa torre di Cadoré, non lontana dalla Scola, conserva un camino con alcuni simboli da essi utilizzati nelle loro opere: il compasso, il filo a piombo, il mazzuolo. LA FAMIGLIA PARISI E LA CASA La famiglia Parisi fu la famiglia dominante del borgo la Scola e fu proprietaria dell’intero borgo fino alla metà del XVIII secolo. Di origine forse francese o a causa di commerci con la Francia, come denota il nome, si stabilì alla Scola, provenendo dalla Toscana, nel corso del XIV secolo. Essa viene nominata per la prima volta in un documento, negli Estimi del 1385. Attiva nel notariato e nei commerci diede grande impulso alla vita economica e sociale del borgo, diventando una delle più importanti casate della valle del Limentra (fiume che scorre tra la Toscana e l’Emilia). Divenne grande proprietaria terriera e si alleò e si imparentò con le più note famiglie della montagna ed ebbe tra i suoi componenti numerosi notai, dottori in legge, cinque Capitani della montagna e circa trenta ecclesiastici, tra i quali alcuni alti prelati. Risulta da documenti citati dallo storico Arturo Palmieri che i Parisi della Scola il 15 dicembre 1469 assaltassero la residenza del Vicario (governatore) di Castel di Casio e fossero perciò iscritti negli Acta Criminalia, ma non risulta alcuna condanna. Lo storico ipotizza che i Parisi si difendessero invocando il precedente diritto di possesso delle terre occupate che erano state prese dal Comune di Bologna. Nelle lotte tra la Chiesa e l’Impero la famiglia fu sempre partigiana del papa e in particolare di Giulio II della Rovere nella sua lotta contro la Signoria di Bologna. Nel corso del seicento Don Angelo Parisi scalò la gerarchia ecclesiastica diventando vescovo e ricostruì la cappella della famiglia nel 1616, un oratorio dedicato a San Pietro che si trova quasi di fronte alla loggia del primo piano. All’interno è una pala d’altare che raffigura la Madonna della cintura ed alla sinistra della Madonna il donatore Angelo Parisi. L’oratorio fu poi nella prima metà del novecento donato alla Diocesi di Bologna. La Casa-torre Parisi–Montanelli fu edificata nel corso del XVI secolo (in precedenza la famiglia abitava nella casa della Meridiana sulla stessa piazza) secondo l’uso dell’epoca, in uno stile che non esisteva già più: quello dei castelli fortificati feudali. Castelli che erano scomparsi da tempo perché nelle lotte tra il Comune di Bologna e i signori feudali della montagna questi ultimi erano stati definitivamente sconfitti ed i loro castelli quasi tutti distrutti ed i feudatari costretti a vivere in città. Le famiglie più abbienti della montagna costruivano quindi delle case-torri fortificate, per aumentare il proprio prestigio ma anche per poter respingere le aggressioni delle bande di fuorilegge spesso comandate da componenti delle vecchie famiglie feudali. E’ da segnalare che questa è una delle pochissime case-torri sopravvissute nella struttura originale, con buona parte degli arredi originali, ed in buono stato di conservazione. Questo è stato possibile perché la casa è rimasta nelle mani della famiglia Parisi-Montanelli fino ai giorni nostri: dalla morte dell’ultima Parisi, Irene (1852-1933) figlia unica di Enea Parisi (1818-1910), la casa è stata utilizzata dalla famiglia della figlia per il periodo estivo, quindi dai nipoti (tra cui mio padre Cesare Montanelli, che si prodigò per evitare lo snaturamento del borgo e a cui si deve in buona parte la sua conservazione originale) e dai pronipoti fino quasi al 2000. Irene Parisi fu mandata a studiare da ragazza presso un Collegio Educandato per fanciulle a Firenze, collegio frequentato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia fiorentina, il che denota lo stato sociale della famiglia ancora negli ultimi decenni dell’ottocento. Fu Irene a richiedere al Ministero della pubblica istruzione nel 1915, che la casa fosse dichiarata di “importante interesse” e quindi protetta dalle leggi dell’epoca. Il marito di Irene, il medico Cesare Calzolari, accrebbe notevolmente le proprietà terriere della moglie ed acquistò una casa di tre piani a Bologna per la figlia Cesarina che aveva sposato Ugo Renato Montanelli, proveniente dalla Toscana e che intendeva stabilirsi a Bologna. Matrimonio inizialmente contrastato dalla famiglia di lei a causa delle umili origini di lui. Essi ebbero quattro figlie femmine ed un maschio, Cesare del quale io e mia sorella siamo le figlie. ESTERNO La casa si presenta dunque come una dimora gentilizia di età rinascimentale ma con una ripresa di elementi medioevali: la torre, in primo luogo, che conserva in gran parte il suo aspetto originale ed una camera segreta all’ultimo piano con accesso da una botola mimetizzata nel soffitto del salone, la porta dell’ingresso principale, rifatta nel 1638 come riporta la data sull’architrave, che ha due feritoie ai lati a diverse altezze per osservare chi si presentava alla porta ed eventualmente utilizzare l’archibugio. Queste feritoie prendevano non a caso il nome di “traditore”. Alcuni scalini portano alla porta, che è borchiata, di quercia ed originale. Il battente in metallo porta il simbolo della rosa celtica: il fiore a sei petali iscritti in un cerchio. Nella parte bassa mostra alcune tracce di un tentativo di incendio pare dovuto ad una rivolta dei contadini durante la Settimana rossa del 1914. Sull’architrave della porta è l’iscrizione OSTIUM NON HOSTIUM, ovvero porta non aperta ai nemici (ma solo agli amici). La facciata sulla piazza principale del borgo presenta motivi rinascimentali di origine fiorentina: le gronde aggettanti, le finestre simmetriche, proporzionate ed elaborate, l’uso della pietra serena lavorata (l’arenaria di Montovolo) per i contorni della porta e delle finestre. In alto sulla torre si trova un fregio cinquecentesco dipinto a palmette e a fiori a sei petali iscritti in un cerchio, la Rosa celtica (simbolo tipico dell’Italia settentrionale forse risalente al culto solare). Al corpo centrale dell’edificio vennero poi aggiunte altre parti, con collegamenti sospesi verso edifici vicini, una loggia architravata, un terrazzo coperto. La casa è costruita in pendenza, per cui il piano nobile al piano strada sulla piazza sul lato sud-est è situato al terzo piano. PIANO NOBILE - INTERNO Riporto alcune parole dello storico Arturo Palmieri nel suo libro “La montagna bolognese nel Medioevo” 1929: “Certe primarie famiglie del 1400 e 1500 si fecero costruire dimore sontuose copiando le figure dei vecchi castelli, dei quali si conservava il ricordo. I casamenti della Scola sono costruzioni dall’aspetto feudale e l’interno dei vecchi castelli distrutti doveva essere sul tipo di questi edifici. Un grosso e robusto portone chiudeva l’ingresso ed il primo vano era un vestibolo sul quale si aprivano tre usci: quello di sinistra conduceva alla vasta cucina, l’altro a destra allo sgombero e, di fronte, alla sala quadrata ed alta con il soffitto in legno di quercia e di castagno. Una parete era quasi interamente coperta dall’ampio camino che riscaldava le veglie invernali; alle estremità degli altri lati altrettante porte conducevano alle camere da letto o destinate a vari servizi: sala d’armi e magazzini. In basso si aprivano i sotterranei.” Così è infatti strutturata la casa all’interno. Entrati nell’ingresso superando alcuni scalini si trovano tre locali. A destra una camera con acquaio originale in pietra dove si lavavano le stoviglie e preparavano alcuni alimenti con una finestra sulla piazza ed una finestrina ovale a fianco dell’acquaio. A sinistra la cucina vera e propria molto luminosa con due dispense a muro e un bel camino in arenaria per cucinare, con altorilievi dei simboli della montagna e dell’abbondanza: la foglia di castagno, la spiga, il cardo. La stanza fu usata da tempo però come camera da letto. Da qui una piccola porta di servizio porta al salone, al quale si accede anche dall’ingresso. Il salone è piuttosto vasto: presenta una altezza di quasi 5 metri. Ha due finestre, orientate a est che spaziano sulla campagna in direzione del Sasso di Vigo entrambe con i sedili (o poggiolini ) in pietra. Tra le finestre si trova un grande camino in pietra con l’iscrizione FRANCISCUS QUONDAM LAURENTII / DE PARISIIS HOC CAMINUM FACIENDUM CURAVIT ANNO DOMINI MDLXXV / XXVII MENSIS AUGUSTI. “Francesco del fu Lorenzo Parisi fece fare questo camino nell’anno del Signore 1575 il 28 del mese di agosto”. In alto lungo il perimetro della sala si trova un affresco molto deteriorato delle Fatiche di Ercole. Sulla parete di destra guardando il camino si trova un affresco della Madonna con bambino, di buona mano e datazione seicentesca di scuola bolognese. Sulla parete di fronte si trova un San Francesco, della stessa epoca. Le decorazioni delle pareti nei colori rosa, malva e beige sono di origine settecentesca, rinfrescate nel novecento. Sul soffitto della sala si trova poi una botola che dà accesso alla cosiddetta camera segreta della torre, l’equivalente di una moderna panic room. Sulle due pareti rimanenti si aprono quattro porte originali seicentesche. Tre portano ad altrettante camere da letto, una delle quali si trova all’interno della torre. In un’altra camera si trova un piccolo bagno con wc e lavandino in condizioni non buone, con una piccola finestra. La terza camera originariamente era la dispensa dove si conservavano gli alimenti e vi si aveva accesso direttamente dalla stanza dell’acquaio con una porticina in legno che fu chiusa dal lato della camera ma ancora esiste dal lato opposto. La quarta porta conduce ad un passaggio sospeso che porta in una quarta stanza con una finestra e una porta d’accesso ad un terrazzo coperto. Al di sotto del terrazzo si trova una stanza con finestra e accesso soltanto dalla strada, utilizzata come magazzino. In un locale prima del passaggio sospeso si trova un bagno degli anni sessanta del novecento, con wc, lavandino, bidè e piccola vasca da bagno. Il locale ha una finestra di medie dimensioni. Tutti i pavimenti sono in cotto fiorentino, le soglie in pietra arenaria. APPARTAMENTO DELLA LOGGIA – PRIMO PIANO Al di sopra del piano nobile e collegato ad esso da una scala a chiocciola in legno che porta, attraverso una botola mimetizzata nel pavimento, alla stanza dell’acquaio, si trova il cosiddetto appartamento della loggia. L’ingresso vero e proprio è sotto il voltone all’uscita della piazza e si entra attraverso una scala in pietra che conduce alla loggia, ampia e luminosa, e alla porta che dà su una sala con acquaio in pietra e camino con due finestre affacciate sulla piazza. Sempre dalla loggia un’altra porta più piccola, originale seicentesca con serratura originale conservata, conduce pure all’appartamento. Dalla prima stanza si entra in una camera ampia e luminosa con una finestra sulla piazza ed una piccola finestra ad arco verso est. Dall’altro lato della sala d’ingresso si giunge ad una stanza più piccola di passaggio con un tavolo da pranzo che conduce al cucinotto che è di passaggio e al bagno (ristrutturato da alcuni anni con wc, doccia, lavandino) e quindi, attraverso una porta con incisa la data 1606, ad altre due stanze abbastanza ampie, una delle quali si trova nella torre e la cui finestra guarda verso est mentre l’altra stanza ha una finestra verso ovest. CANTINE FORNO MAGAZZINI E LEGNAIE Tramite la scala a chiocciola (la stessa con la quale si sale all’appartamento della loggia) dal piano nobile si scende nelle cantine del seminterrato, due di medie dimensioni, da qui attraverso una porta si giunge al locale del forno della casa dove si cuoceva il pane. A questo locale si accede anche dalla strada e da qui parte una lunga scala in pietra che collega i due piani seminterrati al piano terra del giardino. Partendo dal forno si trovano al primo piano inferiore a destra ed a sinistra due ampi magazzini illuminati da finestre. Al secondo piano inferiore si trovano tre locali usati come legnaie; a due di essi si accede con un ingresso indipendente dalla scala direttamente dal giardino. I solai sono tutti in legno ed è interessante notare l’orditura dei solai del vano centrale di ogni piano, che presenta capriate rovesce sorrette da un pilastro centrale, secondo lo stile antico delle costruzioni della montagna bolognese. MAGAZZINO CASA DELLA MERIDIANA Esternamente alla casa, con ingresso sulla piazza, al pianoterra della casa della Meridiana, dopo una porta in legno d’epoca, si trovano due ampi locali abbastanza alti (275 cm) utilizzati in passato come cantina per i vini. Il pavimento è in graniglia. IL PARCO Lungo il lato sud-est della casa si estende un ampio giardino (14.000 metri quadri) dove si trovano alcuni alberi da frutto e di alto fusto (ippocastani), terreno attualmente in parte abbandonato. Al giardino (in piccola parte terrazzato con muretti in pietra) si accede dall’interno della casa attraverso la scala che porta ai magazzini e dall’esterno (attraverso un cancellato di legno e una scala in pietra ed inoltre anche dalla strada comunale in discesa che parte dalla piazza). APPARTAMENTO “ALBERTINA” E GRANAIO PIANO STRADA (proprietà Maria Teresa Niutta) Uscendo dalla casa e passando sotto il voltone e quindi a sinistra sotto il passaggio sospeso, si giunge alla porta che conduce ad un ingresso: a sinistra si accede ad un grande magazzino ben illuminato con soffitto in legno originale e pavimento in cotto e a destra ad un piccolo appartamento di due stanze (una delle quali nella torre) senza bagno (in passato con servizi esterni).