Indice dei contenuti
Gli affitti brevi si confermano un’arma formidabile per mettere a reddito gli immobili acquistati con il fine dell’investimento.
Ma si stringono le maglie del Fisco per intercettare i titolari di seconde case e le transazioni, così da riuscire a non perdere questa fetta importante di gettito.
Intanto, con una sentenza di fine anno, la Corte Ue dà ragione all’Italia contro AirBnb. Ma si aspetta ancora un passaggio in Consiglio di Stato.
Affitti brevi: oltre mezzo milione di case disponibili
Quali sono i numeri del comparto?
Secondo una recente indagine condotta da Scenari immobiliari insieme a CleanBnb (società di gestione degli appartamenti quotata in Borsa Italiana), lo stock di seconde case in Italia adibite ad affitto turistico ammonta a 575mila.
Di queste, circa 200mila sono gestite da agenzie o comunque da operatori specializzati, mentre il resto viene affittato direttamente dai privati proprietari.
“Nelle principali città italiane gli affitti brevi coinvolgono ormai anche più del cinque per cento dello stock abitativo complessivo, con canoni medi annuali ben superiori a quanto registrato sul mercato tradizionale, anche prossimi a 4.500 euro al mese”, ha spiegato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari.
Certo, quel valore è molto teorico, perché equivale a una casa sempre affittata, per trenta giorni al mese, a una media di 150 euro a notte.
Molto dipende dal luogo, dal quartiere e dalla presenza di eventi particolari: nella settimana della Moda, a Milano, un appartamento in una buona posizione si affitta anche a molto più di 150 euro a notte, ma poi superato l’evento può rimanere vuoto per diversi giorni.
Secondo un’elaborazione della società di ricerca AirDna, a settembre scorso il tasso medio di occupazione degli appartamenti gestiti da CleanBnb (inteso come numero di notti su quelle potenziali) era del 63,4%.
Leggi Anche: AFFITTO PRIMA CASA: COME FARE PER NON PERDERE LE AGEVOLAZIONI
Tutto sommato una soglia ritornata come ai livelli del 2019. Ma si tratta di una media, perché in città di particolare richiamo turistico o a vocazione business (per esempio Roma o Milano) si può tranquillamente superare l’obiettivo medio del 70% di occupazione.
Della potenzialità degli affitti turistici per il settore immobiliare si stanno ormai rendendo conto anche gli agenti immobiliari tradizionali, come mostra un recente commento espresso dalla Fiaip, la principale associazione di categoria.
Dati e Fisco, ecco quali sono le novità per gli affitti brevi
Intanto, dal punto di vista normativo, dal 1°gennaio scattano delle novità. Complice un mix tra Direttive europee e diritto italiano (il decreto legislativo che recepisce la direttiva 2021/514) i gestori delle piattaforme on line che si occupano di mettere in contatto domanda e offerta di affitti brevi (da AirBnb, Wimdu, Homeaway e così via), avranno l’obbligo di identificare chi vende o affitta tramite il portale web.
In altre parole, i dati dei locatori dovranno essere comunicati trimestralmente all’agenzia delle Entrate, accompagnati dal dato sui corrispettivi percepiti e sul numero di operazioni effettuate.
Inoltre, sempre in materia di diritto, lo scorso 22 dicembre la Corte di giustizia europea è arrivata a una parziale conclusione sull’annosa vertenza che contrappone AirBnb e il Fisco italiano.
Il nostro Paese chiede al sito di essere sostituto d’imposta ogni qual volta riceve un pagamento per un affitto, versando quindi al Fisco la ritenuta di legge.
I Giudici europei hanno stabilito che sia lecito, da parte di uno Stato membro, chiedere agli intermediari immobiliari i dati dei clienti, così come operare la ritenuta alla fonte.
Nella stessa sentenza, però, hanno stabilito che una società estera (AirBnb opera in Italia tramite Airbnb Ireland UC plc ed Airbnb Payments UK Ltd) non sia obbligata a designare un rappresentante fiscale residente o stabilito nel territorio dello Stato membro di imposizione.
Proprio sulla base di questo passaggio finale, AirBnb ha fatto sapere che al momento la sua condotta operativa non sarà modificata e che si attende una nuova interpretazione, che questa volta dovrebbe arrivare dal Consiglio di Stato.