Vi ricordate la norma che permetteva all’inquilino che denunciava di pagare in nero il proprio affitto di mettere “sotto scacco” il padrone di casa? Una disposizione presentata nel decreto sul Federalismo Fiscale, del 2011, che aveva fatto molto discutere, perché se da un lato poteva rivelarsi uno strumento di lotta al nero alquanto efficace – visto che dava agli inquilini delle ragioni per denunciare, offrendo grossi vantaggi economici, oltre che il tanto agognato contratto – dall’altro andava a ledere i diritti dei proprietari di casa.
È notizia di questi giorni che la Corte Costituzionale ha bocciato questo provvedimento, perché le sanzioni superano di gran lunga le violazioni fiscali del proprietario che non dichiara la locazione.
Nel dettaglio, l’articolo 3 del decreto in questione dava la possibilità al locatario di registrare egli stesso il contratto, qualora il locatore non l’avesse fatto: in cambio di questa “soffiata” la legge offriva il diritto ad avere un canone di locazione scontato, oltre che ad avere un contratto 4+4, indipendentemente dagli accordi presi tra le due parti. L’idea di fondo era quella di favorire l’emersione degli affitti in nero, e negli anni è stata utile soprattutto agli studenti alle prese con i contratti di locazione fantasma. Sono emersi, al contempo, numerosi problemi, legati alla possibilità di dare o meno lo sfratto per morosità: da qui la bocciatura della Corte, che ha ritenuto questa procedura incostituzionale.
Le sanzioni fiscali, si fa presente, non possono imporsi sul diritto di proprietà di un bene tanto da imporre la tipologia di un contratto, oltretutto a fronte di un vantaggio per lo Stato che si esaurisce quando il locatore va a pagare la multa per il ritardo nella registrazione del contratto. All’inquilino, di contro, viene dato un vantaggio che si ripercuote per un periodo lunghissimo (ben otto anni), in cui il locatore subisce un ammanco a cui non può porre rimedio in alcun modo.
Oltretutto, a rimetterci è persino il Fisco: un canone di locazione così basso riduce anche la base imponibile del tributo, rendendo persino controproducente la norma.
Tutto da rifare, quindi: al Fisco il compito di trovare nuove strategie per combattere l’evasione.