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Nel cuore delle maestose Alpi italiane, sommerso nelle profondità del lago di Resia, si nasconde un affascinante mistero. È Curon, antico borgo che un tempo prosperava tra le valli e le montagne della provincia di Bolzano, e che il progresso tecnologico ha profondamente segnato, scatenando la sua completa scomparsa sotto le acque della diga di Resia. Ma perché Curon è stata sommersa?
In questo articolo, esploreremo il dramma della città fantasma, le sue radici storiche e il significato simbolico della sua torre campanaria, che emerge solitaria dalle acque come un monumento del passato.
Il mistero sommerso di Curon: quando la storia affonda nelle acque del progresso
Le origini di Curon, uno degli ultimi centri abitati italiani nel Sud Tirolo prima del confine austriaco, risalgono a tempi antichi. Lo testimoniano le strade tortuose e le case di pietra, che raccontano storie di generazioni impegnate a lavorare la terra e a costruire solide comunità. A metà del secolo scorso, il destino di Curon è segnato da un progetto ambizioso: la costruzione della diga di Resia.
Curon e la centrale idroelettrica: l’inizio della fine
I lavori per la costruzione della diga di Resia, destinata alla produzione di energia idroelettrica, iniziano nel 1950, appena 5 anni dopo la fine del Secondo conflitto mondiale. Viene creato un grande bacino artificiale, che unisce quelli naturali del Passo Resia, ovvero il lago di Resia e di Curon. L’operazione, tuttavia, costringe migliaia di residenti ad abbandonare le proprie case, dal momento che l’acqua inghiotte diverse comunità, tra cui Curon Vecchia e il suo storico. Il risultato è disastroso: un paesaggio completamente sommerso, che oggi riposa silenziosamente a 22 metri di profondità.
La torre campanaria: un simbolo di resilienza
Nonostante la distruzione, c’è qualcosa che ricorda l’esistenza di quello che un tempo era un ridente paesino: la torre campanaria della chiesa romanica di Santa Caterina d’Alessandria. La struttura emerge solitaria dalle acque del lago di Resia, diventando un’icona del passato di Curon. La sua presenza maestosa evoca un senso di mistero e suggestione, e testimonia la resilienza di un popolo di fronte alla catastrofe. Sì, perché l’antico campanile è l’unico superstite di un’esplosione che ha demolito circa 160 edifici.
Nelle notti di inverno potete addirittura raggiungere la torre a piedi, quando il lago ghiaccia per il gran freddo. Attenzione, però. Pare che si sentano ancora i rintocchi delle sue campane, nonostante siano state rimosse prima della creazione del bacino artificiale.