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L’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, è l’istituzione delle Nazioni Unite, nata nel Secondo Dopoguerra, per promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni attraverso l’istruzione, la scienza e la cultura.
Uno dei compiti dell’UNESCO, a partire dal 1972, è quello di stilare e aggiornare una lista dei Patrimoni dell’umanità. Con essi si intendono luoghi di particolare valore universale.
I siti UNESCO possono essere luoghi fisici rilevanti dal punto di vista culturale o naturalistico, come città, ville, opere artistiche e architettoniche, paesaggi, oppure patrimoni immateriali, come tradizioni, attività, riti o linguaggi.
L’Italia è il Paese che possiede un maggior numero di siti UNESCO al mondo, ben 59, presenti nella quasi totalità delle regioni. Il Trentino Alto Adige ha due siti considerati Patrimonio dell’umanità: ecco quali.
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Le Dolomiti
Le Dolomiti fanno parte dei siti dell’UNESCO dal 2009 per il loro valore estetico e paesaggistico e per la loro importanza a livello geologico e geomorfologico, venendo indicate come uno tra i più bei paesaggi montani del mondo.
Le Dolomiti sono costituite da diversi sistemi montuosi separati tra loro da fiumi e vallate e i loro 142.000 ettari si estendono tra 3 regioni italiane (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia) e tra 5 province (Belluno, Bolzano, Trento, Pordenone e Udine).
Il Trentino Alto Adige ne ospita una parte rilevante. All’interno delle Dolomiti, oltre a cime, vette e massicci montuosi, vi sono anche numerosi parchi di grande bellezza, dotati di un’eccezionale varietà di flora e fauna.
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I siti preistorici palafitticoli dell’arco alpino
Nell’arco alpino sono stati scoperti quasi un migliaio di siti palafitticoli e di questi sono stati scelti 111 per entrare a far parte del sito UNESCO dal 2011.
Le palafitte dell’arco alpino sono presenti in 6 Paesi, cioè Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria, Slovenia, e in Trentino vi sono i siti di Ledro e Fiavè, entrambi dotati di museo.
Essi sono conservati in ottime condizioni e perciò permettono di conoscere la vita preistorica, l’evoluzione delle prime società agricole, lo sviluppo della metallurgia, l’allevamento e la vita quotidiana che vi svolgeva tra il 5000 e il 500 a.C.