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Nell’ultimo periodo si sta facendo sempre più caso alla questione dell’acqua, complici questi ultimi anni di grande siccità. Uno studio portato avanti da Nature Communications ha evidenziato come nel sud del mondo in particolare, si stia verificando una scarsità d’acqua senza precedenti.
Riserve idriche in pericolo
Nature Communications è un giornale online ad accesso libero, il quale ha spesso indagato questioni di una certa rilevanza e ultimamente si è concentrato sulla carestia d’acqua che si sta verificando nel mondo. Uno studio portato avanti dal team di ricerca di questo giornale ha portato alla luce come negli ultimi 20 anni, a seguito di una serie di politiche agricole dubbie, si stia verificando un preoccupante svuotamento delle riserve idriche.
Quali sono le cause?
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad una massiccia costruzione di dighe e canalizzazioni delle acque in giro per il mondo, volte a cercare di aumentare ancora di più la produzione agricola. Il problema è che la costruzione massiva di opere di questo genere ha contribuito a creare uno squilibrio preoccupante nel ciclo idrico, arrivando a mettere in serio pericolo la stabilità delle stesse riserve.
Quali sono le aree colpite?
La concentrazione di queste grandi opere ingegneristiche la si trova in gran parte nelle aree meno sviluppate del mondo e in particolare in Sud America, nel Sud Est Asiatico e Africa. Il grosso problema è che si tratta di aree estremamente popolate, dove quindi gli effetti di una grave siccità (unita a delle infrastrutture carenti) potrebbe avere delle conseguenze molto gravi.
A quanto ammonta la crisi?
Per capire a quanto ammonta l’attuale crisi idrica in queste aree del mondo, il team di ricerca di Nature Communications ha analizzato la capienza di oltre 7000 riserve idriche mondiali tra il 1999 e il 2018. I risultati sono a dir poco preoccupanti: la quantità di acqua immagazzinata è diminuita dello 0,82% (in termini di immagazzinamento idrico, si tratta di quantità esorbitanti se si pensa che le fluttuazioni stagionali si attestano su cambiamenti che vanno dallo 0,10% allo 0,20%).