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Chi l’ha detto che Milano è una città fredda e asociale? Milano diventa sempre più capitale del social housing. Nel capoluogo lombardo si stanno diffondendo spazi rigenerati e aperti a eventi e servizi di condivisione. Tutto questo non solo in periferia, ma anche nel prestigioso centro borghese, dove corti e cortili di ricche famiglie diventano luoghi di aggregazione sociale moderni per momenti di condivisione e vita comunitaria.
Un piccolo viaggio nel quartiere Sarpi ci aiuterà a comprendere le dinamiche sociali che si muovono sotto l’underground milanese. Proprio qui, tra via Paolo Sarpi e la coloratissima Chinatown, si stanno animando i cantieri per un importante progetto di riqualificazione sociale e urbana a cura del Fondo Ca’ Granda. Un portafoglio che gestisce gli immobili un tempo di proprietà del Policlinico di Milano.
Il quartiere Sarpi di Milano è appena al confine della Ztl. Siamo a Nord Ovest di piazza Duomo, ma pur sempre all’interno del Municipio 1, a pochi passi dal maestoso Castello Sforzesco e dal Parco Sempione.
È nel cuore di Sarpi che si trova il complesso residenziale che verrà completamente riqualificato e destinato al social housing. Un progetto singolare poiché attiverà opere di riqualificazione e rigenerazione urbana tra le antiche corti degli edifici storici e di pregio. Non solo, quindi, nella periferia milanese, dove già sono attive opere di resilienza con parte dei fondi del Pnrr.
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Corti antiche, palazzi di notevole valore storico e architettonico si trasformeranno in ampi spazi aperti al pubblico, ricreativi e commerciali, immersi in nuove aree verdi (in linea con i programmi di piantumazione di nuovi alberi).
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200 nuovi appartamenti per il progetto Social Housing a Sarpi, Milano
Nell’ormai lontano 2004 Milano ha visto i primi frutti del primo fondo di social housing, sperimentando nel tempo modelli di abitazione collaborativa, che sono poi diventati dei prototipi da replicare in altri territori.
Il progetto Sarpi/Bramante si pone l’obiettivo di riqualificare l’edilizia urbana nello storico quartiere Sarpi, dove i prezzi di mercato delle abitazioni sono in costante rialzo. Il progetto Sarpi del Fondo Ca’ Granda punta a mantenere l’autenticità dell’area e un equilibrio socio-demografico attraverso la concessione di unità abitative a canone calmierato.
Dopo le fasi di sgombero del marzo scorso ora l’edificio di proprietà di Investire SGR spa è interessato dai lavori di riqualificazione che prevedono la realizzazione di 200 appartamenti da destinare in regime di housing sociale, per famiglie meno abbienti.
Cos’è il Fondo Ca’ Granda
La Fondazione Immobiliare Ca’ Granda è un patrimonio di investimento di tipo chiuso gestito da InvestiRE Sgr, dedicato al Social Housing, istituito nel 2014 grazie all’apporto da parte del Policlinico di Milano e del proprio patrimonio immobiliare.
Ha una durata di 20 anni ed è destinato a investitori istituzionali qualificati. È nato per garantire continuità ai valori di solidarietà che hanno portato alla formazione del patrimonio immobiliare del Policlinico, destinandone una parte a interventi di Social Housing.
Il Fondo ha due obiettivi prioritari e strettamente connessi:
- Riqualificare una parte del patrimonio immobiliare con un ampio progetto di Social Housing, per rispondere al problema dell’emergenza abitativa;
- Contribuire a finanziare la costruzione del Nuovo Policlinico, attraverso la valorizzazione e vendita della restante parte di immobili apportati.
Cos’è il Social Housing
Il Social Housing (Edilizia sociale) è un modello di quartiere cittadino a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private vendute o affittate a prezzo di mercato. L’obiettivo principale di questa edilizia sociale è fornire alloggi con buoni o ottimi standard di qualità, a canone calmierato, che non superi il 25%-30% dello stipendio di chi li abita o acquista.
Inoltre, il social housing è caratterizzato da progetti di tipo sociale che hanno lo scopo di far nascere comunità e sviluppare l’integrazione, come ad esempio l’utilizzo di spazi e servizi comuni tra gli abitanti.
Quindi non il classico modello di casa popolare assistenzialista che, in passato, ha contribuito più a ghettizzare le famiglie meno abbienti, isolandole in quartieri sovraffollati con servizi pubblici spesso carenti. Un modello di assistenzialismo sociale ormai superato e di scarsa qualità.
Il Social Housing contribuisce anche a rendere più virtuoso l’incontro tra investimenti pubblici e investimenti privati, per offrire migliori servizi alla cittadinanza.
A chi si rivolge il Social Housing?
Principalmente a famiglie o coppie del ceto medio, che non possono permettersi una casa a prezzo di mercato, ma che hanno un reddito troppo alto per accedere all’edilizia popolare. O anche a lavoratori non assunti a tempo indeterminato, studenti e immigrati.
Qui i render fotografici di come sarà il Quartiere Sarpi a Milano: