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Se, da un lato, esiste un articolo della nostra Carta costituzionale – il numero 16 – che riconosce in modo chiaro il diritto di ogni cittadino a muoversi e spostarsi liberamente su tutto il territorio nazionale, ciò non toglie che esistano dei meccanismi specifici del nostro ordinamento statale che impongono alle persone fisiche (bambini o adulti che siano) di indicare un recapito presso cui farsi “trovare” in caso di necessità.
Per questo, accanto alle indicazioni vergate dalla Costituzione, il nostro sistema civile prevede l’istituzione della cosiddetta abitazione principale: stiamo parlando del luogo presso cui un individuo dichiara di avere sia la propria residenza che la dimora abituale. Probabilmente, quasi tutti sanno cosa si intenda per residenza, mentre rimangono sempre molti dubbi su cosa indichi la locuzione “dimora abituale”. Cerchiamo di fare chiarezza.
Residenza, domicilio, dimora, abitazione: facciamo chiarezza
Secondo quanto previsto dal nostro Codice Civile, ogni contribuente riconosciuto dallo Stato ha l’obbligo di indicare il proprio indirizzo di residenza. Questo è il dato che viene riportato dagli uffici dell’anagrafe comunale e serve al postino (ma anche, eventualmente, all’agente giudiziario, alle forze dell’ordine e agli istituti di credito) per recapitare lettere, provvedimenti, nuovi documenti e altra corrispondenza di ogni genere.
Quando invece si parla di dimora abituale si fa riferimento al luogo in cui si trascorre la maggior parte del tempo nell’arco di un anno. Questa indicazione non ha alcun valore davanti alla legge e, difatti, in diversi casi non coincide con l’indirizzo di residenza.
L’esempio classico è quello degli studenti fuori sede, che soggiornano per lunghi periodi in una località diversa da quella in cui mantengono la propria residenza.
Perché residenza e domicilio spesso non coincidono? E cos’è la dimora abituale?
La terza ed ultima specificazione che occorre fare è relativa al domicilio. Tale nozione viene utilizzata – questa sì anche in ambito giuridico – per indicare il posto in cui un cittadino ha stabilito la “sede principale dei suoi affari e dei suoi interessi” (spiegazione estratta direttamente dalle pagine dei dizionari).
Anche il domicilio può non coincidere con la residenza, specialmente per quegli individui che risultano titolari di un’attività commerciale, imprenditoriale o di un generico studio professionale. In questi casi il domicilio viene collocato presso la sede lavorativa, mentre la residenza continua ad essere quella di casa propria, riportata nei registri dell’anagrafe.