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Il network Grandi Giardini Italiani nasce 25 anni fa da un’idea di Judith Wade, che ora ne è Ceo, e per festeggiare questo importante anniversario Franco Maria Ricci, uno dei primi a credere in questo progetto, ha pubblicato il libro “Grandi Giardini Italiani. L’essenza del Paradiso“, con i testi di Judith Wade e Delfina Rattazzi e un’antologia letteraria a cura di Caterina Napoleone.
Grandi Giardini Italiani: la storia del network
La Wade racconta di quando andò a chiedere un finanziamento in banca per la realizzazione di questa impresa culturale: non venne presa sul serio, ma decise ugualmente di andare avanti e di realizzare la scommessa di poter portare il grande pubblico nei parchi.
Sono finora entrati a far parte dell’associazione Grandi Giardini Italiani ben 148 parchi, che non solo possiedono di per sé un grande valore botanico, artistico e storico, ma includono bellissimi palazzi, spesso collezioni d’arte e sempre anche la storia di una persona.
Grandi Giardini Italiani: come farne parte?
Per entrare a far parte del network, i criteri sono simili a quelli fissati dall’Unesco per i Patrimoni dell’Umanità ed è prevista una quota d’ingresso fissata per i proprietari, in cambio dei servizi dell’associazione: l’adesione non solo naturalmente permette una grande visibilità del parco, ma allo stesso tempo stimola la proprietà, grazie alla presenza dei visitatori, a fare meglio, a curare di più il giardino, ad abbellirlo.
Tra l’altro, nel corso del tempo gli italiani si sono rivelati sempre più amanti del turismo verde e si avvicinano con un altro sguardo a questo tipo di realtà.
Tanti i gioielli italiani poco noti
Ogni giardino è diverso dall’altro e presenta delle caratteristiche particolari, con l’unico comune denominatore di essere tutti profondamente legati alla natura e al luogo in cui sono inseriti.
Ci sono gli orti botanici, che uniscono alla bellezza anche la ricerca scientifica: ne è un esempio il Centro Botanico Moutan, situato a Vitorchiano in provincia di Viterbo, che possiede più di 150.000 piante di oltre 6000 varietà di peonie cinesi o l’Orto Botanico di Palermo che ospita ben 12.000 specie.
Ci sono giardini che uniscono natura e architettura, come il parco dell’Isola Bella, sul lago Maggiore, che rappresenta uno dei più grandiosi esempi di giardini barocchi in Italia, con alberi centenari, una ricca varietà di piante e vasche di ninfee.
Altri sono costituiti solamente da elementi naturalistici, mentre in altri ancora prevale il manufatto, come nel Sacro Bosco di Bomarzo, nel Lazio, fatto unicamente di statue gigantesche e inquietanti.
In alcuni casi, è protagonista una specifica tipologia di fiore, ad esempio le rose, ma con intenti del tutto differenti.
Il Roseto della Pace di Induno Olona, in provincia di Varese, fa parte di una casa di riposo per anziani, dove il direttore ha messo insieme 6500 piante di 612 varietà, per poter riattivare, attraverso il profumo, i neuroni delle persone affette da Alzheimer.
E le rose sono protagoniste anche del Giardino della Babina in Emilia Romagna, di proprietà di una cooperativa che produce prosciutti e che evidentemente ha interesse anche verso il piacere dell’olfatto, oltre che del gusto.
I parchi più famosi
Ovviamente fanno parte di Grandi Giardini Italiani anche parchi e luoghi molto noti.
Ad esempio:
- il Parco Pallavicino presso Stresa in provincia di Verbania, annesso a una villa costruita nel 1855 come casa di villeggiatura di Ruggero Bonghi, filologo e politico amico di Manzoni e Rosmini, che vanta una grande varietà di alberi secolari ed è popolato da una ricca fauna;
- la famosa e splendida Venaria Reale, in provincia di Torino, con il suo giardino settecentesco; o il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera presso Brescia, residenza monumentale di Gabriele d’Annunzio.
L’associazione offre quindi ai visitatori la possibilità non solo di riscoprire questi celebri parchi, ma anche di scoprire gioielli nascosti, ma altrettanto preziosi.