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Intervista a Lucia Tajoli, Professoressa di Politica economica, School of Management del Politecnico di Milano.
L'”inflazione“, in questi ultimi mesi, è uno dei temi più caldi e sentiti, incidendo notevolmente sulle disponibilità economiche dei cittadini e sui futuri investimenti legati, ad esempio all’acquisto di un immobile (ma non solo).
Ne abbiamo parlato con Lucia Tajoli, Professoressa di politica economica, School of Management del Politecnico di Milano.
Cosa è l’inflazione?
È un aumento progressivo e generalizzato, ovvero non limitato a singole voci di spesa, dei prezzi di beni e servizi che fa ridurre il potere d’acquisto della moneta nel tempo.
Chi è maggiormente colpito dall’inflazione?
L’aumento dei prezzi tocca ovviamente tutti ma i più colpiti sono i creditori, i risparmiatori, i pensionati e i lavoratori dipendenti che percepiscono un salario fisso e non modificabile frequentemente, in risposta all’andamento dei prezzi.
Coloro che hanno contratto un debito possono, invece, trarre un vantaggio dall’inflazione.
Un esempio: si consideri un individuo con un debito a tasso fisso (per es. un mutuo) che alla scadenza dovrà restituire un importo con valore nominale costante.
In presenza di inflazione, il valore reale del debito si riduce: la somma che il debitore deve restituire, in termini di beni acquistabili, dato il ridotto potere d’acquisto della moneta, è minore quindi il debitore ne sarà avvantaggiato.
Ne verrà svantaggiato, invece, il creditore che riceverà una somma con cui, a seguito dell’inflazione, non potrà più acquistare la stessa quantità di beni.
Ovviamente, si ha lo stesso vantaggio quando il debitore è una società o uno Stato che emette debito pubblico.
Inflazione: strategie quotidiane per ovviare ai rincari
Essendo l’inflazione un aumento generalizzato dei prezzi, è molto difficile ovviare ai rincari nella quotidianità.
Per coloro che possono modificare le scelte di consumo, la strategia migliore è quella di indirizzare la spesa verso i beni relativamente meno costosi.
Un’altra strategia è quella di modificare i propri comportamenti, con l’intento di ridurre l’utilizzo di componenti ad alto aumento dei prezzi. Per esempio, come conseguenza al rincaro dell’energia, è facile ipotizzare un rincaro delle bollette di luce e gas e un aumento nel costo del carburante.
La strategia più efficace è quella di modificare i propri comportamenti per ridurre l’utilizzo di queste risorse (e/o usarle in modo più efficiente). Tali comportamenti virtuosi costituiscono, inoltre, un primo passo obbligato verso la transizione energetica.
Inflazione: quando finirà?
L’inflazione attuale è dovuta prevalentemente ad elementi transitori, come il rincaro dell’energia, l’alto costo delle materie prime e il rapido aumento della domanda individuale e pubblica del periodo post-Covid.
Ma potrebbero entrare in gioco anche elementi strutturali che renderebbero più difficile, in un breve lasso di tempo, un ritorno dell’inflazione ai livelli pre-Covid.
Un elemento che può rendere strutturale l’inflazione è un rialzo delle aspettative di inflazione che si ha quando l’alta inflazione viene percepita come “prolungata” o “persistente”.
In questo caso, potrebbero salire anche le richieste di aumenti salariali e questi, a loro volta, aumenteranno i costi di produzione di beni e servizi e quindi i prezzi.
Vi è, in altri termini, il rischio di innescare la cosiddetta spirale prezzi-salari che può portare a fenomeni inflattivi difficili da contenere.
Un altro elemento che può rendere persistente l’inflazione è la necessaria transizione energetica, con costi di trasformazione elevati, e le ulteriori politiche fiscali espansive che potrebbero essere intraprese a supporto della domanda.
Dove investire durante un periodo di inflazione?
Si può investire in titoli indicizzati all’inflazione con duration breve, beni reali e immobili.
Inflazione: i pro e i contro
Gli aspetti negativi dell’inflazione, se elevata come attualmente, superano sicuramente quelli positivi.
Tra gli aspetti negativi ricordiamo ancora la riduzione del potere d’acquisto, ma anche la maggiore incertezza che provoca una riduzione degli investimenti.
L’inflazione, inoltre, rende meno competitivi internazionalmente i beni prodotti internamente.
Tra gli aspetti positivi c’è la riduzione del valore reale del debito, l’incentivo alla transizione ecologica ma anche lo scongiurato pericolo di deflazione.
Cosa è la deflazione?
La deflazione è il fenomeno opposto all’inflazione (ovvero una diminuzione progressiva e generalizzata dei prezzi).
La deflazione è ancora più pericolosa dell’inflazione, perché porta gli individui a procrastinare le spese e questo calo nella domanda rende molto difficile uscire da un’eventuale recessione.
Le conseguenze (a breve e lungo termine) dell’inflazione
Le banche centrali hanno come obiettivo la stabilità dei prezzi e, quindi, reagiscono a un aumento dell’inflazione, innalzando il costo del denaro per contenere la domanda e far così decelerare l’economia.
L’effetto di una tale manovra può, però, essere quello di far precipitare l’economia in recessione.
Altri rischi, nel breve periodo, sono il minor ruolo informativo dei prezzi, una maggior volatilità degli stessi e l’alta incertezza che disincentiva gli investimenti.
Nel lungo, invece, un’inflazione prolungata, può creare una perdita di fiducia nelle istituzioni, specialmente nella credibilità delle banche centrali che sono a salvaguardia del potere d’acquisto della moneta.
Un tale clima di sfiducia incrementerebbe ulteriormente l’incertezza e potrebbe minare la stabilità finanziaria del Paese.