Indice dei contenuti
Più larga e capiente, più scorrevole. Lo snodo milanese della A8, l’Autostrada dei Laghi, ha il primo raccordo italiano a 5 corsie, inaugurata nel 1924 e prossima a un secolo di vita nel 2024. Il motore dell’economia italiana ingrana la marcia.
L’A8 Milano Laghi è la prima autostrada italiana a 5 corsie
Gli ingranaggi del motore del Paese sono qui, in queste arterie dove ogni giorno transitano 170mila veicoli, con picchi di 200mila. L’autostrada A8 Milano Laghi diventa a 5 corsie, a pochi mesi dal primo secolo di vita. È un raccordo strategico perché collega i centri nevralgici del Nord Italia, ed è parte di due corridoi internazionali verso i Paesi del Nord Europa. L’opera di allargamento ha interessato la barriera di Milano Nord e l’interconnessione con l’autostrada A9 Lainate–Como–Chiasso. È stata aggiunta una corsia di 4,4 km a servizio dell’area produttiva della città Metropolitana milanese.
La spesa complessiva di 200 milioni di euro è un investimento nel lungo periodo, poiché l’infrastruttura migliora la sicurezza e i tempi di percorrenza, con un risparmio stimato di 1 milione di ore l’anno.
Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, sottolinea “l’alto valore simbolico” del progetto. “Dopo 100 anni di esercizio, la A8 segna un nuovo primato in termini di capacità e qualità del viaggio. Ancora una volta – osserva Tomasi – nel raggiungimento di questo obiettivo è stata fondamentale l’assetto sinergico del nostro Gruppo che ha visto schierate le diverse società controllate: a partire da Amplia per le costruzioni, grazie alla quale è stato possibile imprimere un’accelerazione ai lavori negli ultimi dodici mesi, incrementando la produttività molto più del doppio. Il nostro quadro di sinergie – che vede anche un importante ruolo di Tecne per l’ingegneria e Movyon per le tecnologie – rappresenta un modus operandi vincente che stiamo replicando su territorio nazionale per la messa a terra del piano industriale di Autostrade per l’Italia”.
- LEGGI ANCHE: La classifica delle autostrade italiane più care
Come nasce l’A8 dei Laghi
L’autostrada A8 fu concepita come necessaria via di collegamento tra Milano e le città di Como e Varese. Nel 1921 l’ingegnere Piero Puricelli, conte di Lomnago, fondò la Società Anonima Autostrade, immaginando quella che diventerà A8 come “via per sole automobili“, quindi chiusa al passaggio di carri, carrozze, biciclette o pedoni. Un progetto avveniristico per l’epoca, che prevedeva anche il pagamento di un pedaggio per coprire le spese di costruzione e di gestione. Senza contare che nel 1923 su tutte le strade italiane circolavano appena 84.685 autoveicoli, di cui 57000 automobili, 25000 autocarri e 2.685 autobus.
Il 21 settembre 1924 fu inaugurato il primo tratto a Lainate, che faceva da raccordo tra Milano a Varese, costato 90 milioni di lire. Nasceva così la prima arteria che diverrà l’autostrada dei Laghi, la prima autostrada a pedaggio realizzata in Italia. Il nastro inaugurale fu tagliato da una Lancia Trikappa di casa Savoia con a bordo il re Vittorio Emanuele III, accompagnato dall’ingegner Puricelli. Un evento mediatico che catturò l’attenzione della stampa dell’epoca. “Viaggio attraentissimo su un cemento liscio come un parquet, senza callaie insidiose o ciclisti o simili da mandare all’altro mondo”, scriveva La Tribuna di Roma.
Dopo la sfilata del re, su questa strada transitavano mille auto al giorno. Nel 2023, quasi un secolo dopo, questa strada raggiunge il traguardo del primato a 5 corsie.
L’Autolaghi e il mistero del piccone
C’è una curiosità storica legata a questa strada, che nasce in un periodo cruciale e drammatico della storia d’Italia. Il 29 ottobre 1921 è la data della marcia su Roma. Il successivo 16 novembre Mussolini concede il via libera definitivo alla realizzazione dell’Autostrada dei Laghi. Il 23 marzo 1922 il duce partecipa all’avvio dei lavori e raggiunge il cantiere, iniziando a scavare di persona.
I giornali riportano la cronaca di quel mistero scrivendo che Mussolini “lavorò coscienziosamente di piccone per tre minuti almeno, smuovendo un buon quarto di metro cubo di terra”. Il piccone viene descritto come “straordinario strumento simbolico fatto di metallo nichelato, con un manico di noce e recante in cima una vera di ottone sulla quale è inciso il fascio littorio”.
Il piccone, che doveva rappresentare il simbolo della prima grande opera pubblica del regime fascista, viene affidato a una nobile famiglia lainatese. Da quel momento si perdono le tracce, e ancora oggi è un cimelio di culto a cui molti storici e collezionisti danno la caccia.