Indice dei contenuti
Il 15 dicembre 1994 la città di Vicenza entrava ufficialmente nella lista mondiale dei siti patrimonio dell’umanità Unesco. Accadeva a Phuket, in Thailandia, durante la 18esima sessione del Comitato Unesco.
La cittadina veneta fu scelta perché “costituisce una realizzazione artistica eccezionale per i numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio”.
Inoltre, “grazie alla sua tipica struttura architettonica, la città ha esercitato una forte influenza sulla storia dell’architettura, dettando le regole dell’urbanesimo nella maggior parte dei paesi europei e del mondo intero”.
Oltre ai 23 monumenti palladiani e le 3 ville della città, nel 1996 è stato ottenuto l’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità di altre 21 ville del Palladio presenti nel territorio veneto. Oggi, il sito si chiama “Città di Vicenza e le ville palladiane nel Veneto”.
Il geografo greco Strabone la chiamava anche “Ucetia”, nota per il tessuto produttivo trainato dai settori metalmeccanico, tessile e orafo. Ancora oggi questo capoluogo rappresenta un terzo del totale delle esportazioni di oreficeria italiane.
Leggi anche: TUTTO SULLE VILLE PALLADIANE CHE SI TROVANO IN VENETO
Come si fa a diventare patrimonio Unesco?
Per entrare in questa prestigiosa lista, i siti devono essere caratterizzati da un valore universale eccezionale e soddisfare almeno uno dei 10 criteri di selezione illustrati nelle linee guida per l’applicazione della Convenzione del patrimonio mondiale.
Sono criteri culturali e naturali. Ma anche immateriali, ossia legati a tradizioni, lingue, particolari unici nel pianeta.
Quanti sono i siti Unesco in Italia
L’Italia è prima nel mondo, davanti alla Cina (rispettivamente 58 e 56 siti riconosciuti). Chiude il podio la Germania a quota 51.
Nel 2022, l’Italia ha ottenuto 11 nuove iscrizioni alle varie iniziative Unesco: 8 cattedre, una learning city e 2 elementi del patrimonio culturale immateriale.
Allo stato attuale, sono 31 le candidature italiane presentate e in attesa di valutazione.
Leggi anche: PECHINO VUOLE STRAPPARE ALL’ITALIA IL RECORD DEI SITI UNESCO, ECCO I DETTAGLI SULLA GARA
L’arte dei muretti a secco e gli altri patrimoni immateriali
In anni più recenti si sono accesi i riflettori anche sulle idee, i costumi e le usanze delle civiltà.
Unesco riconosce anche il cosiddetto patrimonio “immateriale”, strettamente connesso ai beni materiali.
In Italia, sono patrimonio immateriale:
- l’arte dei muretti a secco;
- la dieta mediterranea;
- la transumanza;
- l’Opera dei Pupi Siciliani;
- il canto a tenore sardo;
- il saper fare del liutario di Cremona;
- la festa delle Grandi Macchine a Spalla;
- la vite ad alberello di Pantelleria;
- la falconeria; l’arte del “pizzaiuolo” napoletano;
- la Perdonanza Celestiniana;
- l’Alpinismo;
- l’arte delle perle di vetro;
- l’arte musicale dei suonatori di corno da caccia;
- la ricerca e cavatura del tartufo.