Indice dei contenuti
Da diversi anni, il concetto di Smart City passa anche dall’inclusione sociale, con progetti abitativi che mirano all’azzeramento delle disuguaglianze, passando per un progetto di reintegrazione energetica di immobili pubblici e privati, altrimenti destinati a morire.
Si chiama Social Housing e si pone come obiettivo quello di avvicinare le persone che si trovano in un limbo reddituale ad abitazioni dignitose, efficienti e sostenibili e, soprattutto, a prezzi calmierati.
Vediamo come.
Cos’è l’edilizia residenziale sociale: il social housing
Quando si parla di social housing si fa riferimento ad una serie di abitazioni, palazzi, quartieri o progetti diffusi a livello cittadino o, talvolta, regionale, messi a disposizione dal Comune o da fondi privati, per tutte quelle persone che si trovano in difficoltà economiche, ma che non raggiungono la soglia di povertà che gli permetterebbe di accedere all’assegnazione delle cosiddette case popolari.
Grazie alle case sociali, è possibile acquistare o prendere in affitto immobili ad elevata efficienza energetica, a prezzi molto calmierati rispetto a quelli di mercato.
Da dove arriva il social housing
Benché il primo decreto ministeriale italiano a parlare (e, quindi, legittimare) del concetto di edilizia residenziale sociale risalga all’aprile del 2008, il social housing è un fenomeno ampiamente diffuso in Europa già da tempi non sospetti.
In Italia, fu proprio Milano la pioniera di questo trend inclusivo, con il primo progetto creato, nel 2004, dalla Fondazione Housing Sociale.
Oggi, la città conta il maggior numero di alloggi a “prezzi sociali” del Paese (dal quartiere Solari al Borgo Sostenibile, passando per Quartiere Ponti e “Cenni di Cambiamento”, il più grande progetto Europeo diffuso), seguita da Bologna e Udine, oltre che dalla Calabria, il Piemonte, l’Umbria e la Toscana.
A chi si rivolge il social housing?
I progetti di social housing nascono, dunque, per contrastare povertà e disuguaglianze, porre rimedio all’emergenza abitativa e creare spazi condivisi rivalutando, parallelamente, quartieri periferici e spesso lasciati al degrado.
I vantaggi
I vantaggi sono evidenti: dall’offerta flessibile ed economicamente conveniente all’accesso – per tutti – a immobili energeticamente efficienti e sostenibili a livello ambientale.
I destinatari di questo trend sono:
- Giovani coppie
- Famiglie con reddito basso
- Studenti universitari fuori sede
- Anziani economicamente non autosufficienti
I requisiti per chiedere una casa sociale
Come detto, il fenomeno del social housing si rivolge a chi ha un reddito basso ma non al punto da poter fare domanda per le case popolari.
Per presentare domanda per una casa sociale, dunque, è necessario avere un ISEE inferiore ai 25/30mila euro (non esiste una normativa unica in tal senso), ma superiore a 15mila.
Nel caso della locazione, il contratto che viene stipulato è un contratto d’affitto 4+4, a lungo termine, in cui viene specificato che non è possibile cambiare la destinazione dell’immobile.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, infine, non esiste una regola precisa, tutto dipende dal reddito e dalle esigenze del richiedente.
In linea di massima, gli affitti rientrano in un range di minimo 3 massimo 7 euro a metro quadro. Un immobile di 70 metri quadrati, dunque, può costare tra i 250 e i 500 euro al mese.