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Il Palazzo di Donn’Anna è un regale edificio che si affaccia sul golfo di Napoli, abbracciando le onde del mare. Palazzo dalla storia travagliata, raccoglie in sé leggende affascinanti e misteriose.
Scopriamo insieme le narrazioni che girano attorno a questo edificio, la sua storia complessa e se oggi è visitabile.
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La storia dell’edificio
Molto difficile ricostruire la storia di questo Palazzo, perché nella bella Napoli le leggende legate a questo luogo si mischiano alla realtà storica dei fatti. Sembra, tuttavia, che la sua costruzione risalga al XVI secolo, eretto su un edificio preesistente chiamato La Sirena, che era di proprietà del marchese Dragonetto Bonifacio.
Secondo la tradizione e alcune narrazioni popolari, il Palazzo di Donn’Anna è stata la dimora della regina Giovanna II d’Angiò. Verso il 1637-1639, dopo essere stata ereditata da Anna Carafa, figlia di Antonio Carafa e moglie di Don Ramiro Guzman (Duca di Medina Las Torres e Viceré di Napoli) la villa subì importanti trasformazioni.
Donn’Anna, desiderosa di creare un’imponente dimora che rispecchiasse il suo status e la sua personalità, decise di demolire l’intera villa esistente per far posto a un nuovo e spettacolare palazzo, appunto il “Palazzo Donn’Anna”. Il progetto per questa magnifica residenza fu affidato a Cosimo Fanzago, uno dei più eminenti architetti del barocco napoletano.
Nel 1642, Fanzago elaborò un disegno che rispecchiava i canoni estetici e architettonici dell’epoca, prevedendo anche la realizzazione di un doppio punto d’ingresso, uno sul mare e uno da una via terra. Tuttavia, il destino ebbe altri piani per il Palazzo. La prematura morte di Donn’Anna nel 1648 impedì il completamento dell’edificio.
Nonostante ciò, l’imponente struttura incompiuta si erge ancora oggi a picco sul mare di Posillipo.
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Miti e leggende attorno al Palazzo
Il fascino di quest’opera barocca incompiuta si sposa alla perfezione con le numerose storie che si narrano tra le vie di Napoli. Una leggenda attribuisce addirittura la creazione della villa alla regina Giovanna II d’Angiò, che ordinò la costruzione di una villa isolata nei pressi della collina di Posillipo per gli incontri segreti con un pescatore del quartiere.
Tuttavia, la villa si rivelò essere teatro di oscuri segreti; la regina, dopo aver trascorso la notte con i suoi giovani amanti, li faceva uccidere all’alba, facendoli precipitare dal palazzo direttamente nel mare. Sembra che ancora oggi, nei sotterranei del palazzo, si aggirino le anime degli sventurati amanti che si lamentano.
Ma le storie intorno al Palazzo non finiscono qui: quando la proprietà passò nelle mani di Anna Carafa, sembra che la donna ordinò di demolire e restaurare la villa per mettere fine alle maledizioni che si aggiravano intorno al luogo. Tuttavia, i lavori di ristrutturazione non bastarono: in occasione della festa per inaugurare parte della costruzione che era stata completata, venne messo in scena uno spettacolo teatrale.
Mercede de Las Torras, giovane e avvenente nipote del Viceré, interpretò una schiava innamorata del suo padrone, interpretato invece dal Principe Gaetano di Casapesenna. In una scena finale, la giovane salvò il padrone in un duello e ci fu un appassionato bacio, che sembrava andare ben oltre la recitazione. Pare che Donna Anna si accese di rabbia e gelosia, e nei giorni seguenti, dopo essere stata accusata da Mercede di essere l’amante del Principe, Anna Carafa fece sparire la giovane. Si narra che i fantasmi di Donna Anna, Donna Mercede e il Principe Gaetano nel palazzo siano ancora presenti, tormentati da un destino eterno di persecuzione e amore ostacolato.
Il Palazzo di Donn’Anna oggi
Ancora eretto e in parte incompleto, questo palazzo che si staglia fiero ai piedi della collina di Posillipo è oggi suddiviso in residenze private non visitabili.
Tutti gli appartamenti hanno un accesso privilegiato dal mare. Il maestoso Palazzo si può ammirare in tutta la sua bellezza dalla vicina spiaggia, a cui si accede in barca.
In alternativa, numerosi bagni privati nelle vicinanze permettono una vista privilegiata dell’edificio.
*Immagine di copertina – Credits to @igersnapoli