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Il subaffitto è una pratica sempre più diffusa nel panorama immobiliare, offrendo a chi lo pratica la possibilità di condividere uno spazio abitativo o commerciale con un’altra persona.
Dopo aver chiarito come funziona il subaffitto, è importante fare luce su una delle questioni più cruciali in questo contesto, ovvero l’importo del canone per il subaffitto: determinare quanto debba essere corrisposto mensilmente in un contratto di subaffitto può essere complesso e influenzato da vari fattori. Facciamo dunque il punto insieme.
Cos’è il canone di sublocazione
Il canone di sublocazione è l’importo versato dal subinquilino all’inquilino principale per l’uso dell’immobile o di una sua porzione.
In relazione a tale canone e per i rapporti in cui è ammesso, è importante notare che la liberalizzazione completa è stata introdotta dall‘articolo 14, comma 4 della Legge n. 431/98, che ha abrogato l’articolo 12 della Legge n. 392/78.
Ciò implica che il canone del subaffitto non è più soggetto alla misura dell’equo canone.
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Come definire l’importo del canone di subaffitto
L’importo del canone di sublocazione è frutto di un accordo tra l’inquilino principale e il subinquilino. Non esistono regole rigide per la sua fissazione, ma l’imperativo è che il canone sia ragionevole e proporzionato alle condizioni del mercato immobiliare locale e alle specifiche dell’immobile coinvolto.
Un aspetto rilevante da considerare è il confronto con il canone principale. In generale, il canone di subaffitto può variare, sia in eccesso che in difetto, rispetto a quanto l’inquilino principale versa al locatore.
Tuttavia, è importante notare che, se il contratto di locazione principale stabilisce limitazioni o condizioni specifiche relative al canone di sublocazione, queste devono essere rispettate in modo puntuale.
Affinché il processo di sublocazione avvenga in modo trasparente e a tutela di entrambe le parti, è essenziale che l’inquilino principale fornisca al subinquilino una ricevuta per ciascun pagamento effettuato. Tale pratica non solo costituisce una prova del regolare svolgimento delle transazioni, ma tutela anche gli interessi di entrambe le parti coinvolte.
Infine, per prevenire incomprensioni durante la durata del contratto, è importante sottolineare che l’inquilino principale non può arbitrariamente aumentare il canone di sublocazione, a meno che ciò non sia specificato nel contratto di subaffitto o concordato tra le parti interessate.
Eventuali aumenti o revisioni devono essere gestiti secondo i termini e le condizioni previste dal contratto, garantendo una chiara e trasparente gestione dell’accordo di subaffitto.
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Quale importo deve avere il canone di sublocazione?
Come abbiamo visto, dunque, non esistono leggi specifiche che normino la determinazione dell’importo del canone di subaffitto. Solitamente, l’importo complessivo può essere suddiviso in base al numero di stanze, soprattutto se queste hanno dimensioni simili.
Nel caso in cui le stanze presentino dimensioni diverse, la metratura diventa la base di calcolo per definire il canone di locazione.
È interessante notare che il locatario principale ha la facoltà di richiedere un massimo del 10% in più rispetto a quanto lui stesso paga. Nel contesto di abitazioni o camere ammobiliate, tale differenza massima è incrementata al 20%.
Questi parametri, seppur flessibili, forniscono una guida generale per la determinazione equa e trasparente dell’importo del canone di sublocazione, offrendo un margine di flessibilità per adattarsi alle specifiche condizioni dell’immobile e alle esigenze delle parti coinvolte.