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Anche quest’anno, i cittadini italiani dovranno far fronte a un incremento della tassa sui rifiuti, la Tari. Secondo la Uil, negli ultimi cinque anni il costo dell’imposta è aumentato del 7%, con una crescita più marcata nelle aree in cui il servizio di gestione dei rifiuti è meno efficiente. Inflazione, conflitti e l’aumento dei prezzi dell’energia sono alcune delle cause principali di questi rincari.
Le città maggiormente colpite dagli aumenti
- Roma: nella Capitale la Tari è aumentata quasi del 3%. La giunta del sindaco Roberto Gualtieri ha evidenziato che, senza interventi, l’aumento avrebbe potuto raggiungere il 14%. Grazie ai fondi recuperati dalla lotta all’evasione, l’incremento è stato ridotto all’80% rispetto a quanto previsto, con l’obiettivo di azzerare l’aumento l’anno prossimo;
- Firenze: nel capoluogo toscano la Tari è aumentata del 3,2% sia per cittadini che per imprese;
- Padova: l’aumento medio è del 3,3%;
- Ancona e Perugia: si attesta intorno al 7%. Questi incrementi riflettono i maggiori costi operativi delle aziende municipalizzate, in particolare per il carburante dei camion di raccolta.
- Palermo: il Comune ha approvato un aumento medio del 6%;
- Verona: i costi della Tari sono saliti del 5,6%. Qui, per contenere ulteriormente gli incrementi, si è deciso di utilizzare le entrate dell’imposta di soggiorno, facendo così pagare ai turisti parte della Tari dei residenti.
- Napoli: il capoluogo campano continua a risentire del significativo aumento del 2023, quando la Tari è cresciuta del 13% per le utenze domestiche e di oltre il 20% per i negozi. Quest’anno, non sono ancora state prese decisioni definitive sugli ulteriori aumenti.
Milano, l’eccezione
Milano rappresenta un’eccezione nel panorama nazionale, con una diminuzione continua del costo della Tari negli ultimi anni. Questa tendenza inversa è stata possibile grazie a una gestione più efficiente del ciclo dei rifiuti e a politiche locali volte a contenere i costi.
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Le ragioni dietro gli aumenti
L’inflazione ha avuto un impatto significativo sui costi fissi delle aziende di raccolta rifiuti, come il carburante per i camion. L’Arera, nel predisporre le tariffe per il 2024, ha richiesto alle città di aumentare i costi delle bollette per recuperare l’inflazione accumulata negli ultimi anni.
Il costo della Tari è strettamente legato all’efficienza del servizio di gestione dei rifiuti. Le città con un ciclo integrato dei rifiuti incompleto tendono a registrare costi più elevati. Gli investimenti legati al PNRR mirano a migliorare questa situazione, ma i benefici non sono ancora visibili in tutte le aree.
La Tarip come soluzione alternativa
La Tari puntuale (Tarip) prevede una quota fissa, basata sulla superficie dell’immobile, e una quota variabile, che premia i comportamenti virtuosi dei cittadini. Questa modalità di tariffazione è pensata per incentivare la raccolta differenziata e ridurre i rifiuti non riciclabili.
Nel Lazio, uno degli ultimi Comuni ad adottare la Tarip è Genzano, che punta a raggiungere una percentuale di raccolta differenziata del 90%. Tuttavia, la diffusione della Tarip è ancora limitata, soprattutto nel Sud Italia, dove l’adozione di sistemi di gestione più efficienti potrebbe contribuire a ridurre i costi.
L’aumento della Tari nel 2024 riflette le sfide economiche e operative che le città italiane stanno affrontando nella gestione dei rifiuti. Inflazione, costi energetici e inefficienze strutturali sono tra le principali cause di questi rincari. Tuttavia, attraverso l’adozione di sistemi tariffari come la Tarip e una maggiore efficienza nella gestione dei rifiuti, è possibile contenere i costi e migliorare il servizio offerto ai cittadini.