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La Cina è sempre più vicina e da oggi avrà un “punto d’attracco” anche in Germania, ad Amburgo, nella strategica area del Mare del Nord.
La società portuale tedesca Hhla e quella cinese Cosco Shipping Ports Limited hanno firmato i contratti per i nuovi piani di investimento. Il gruppo statale cinese ha acquisito una quota del 24,99% del container terminal di Tollerort (Ctt).
La Cina “sbarca” nei mari del Nord
Inizialmente il colosso cinese della Cosco Shipping Ports Limited puntava al 35%. A oggi sfiora un quarto del patrimonio azionario del terminal di Tollerort. Una presenza che secondo la società portuale tededesca Hhla rafforzerà la posizione di Amburgo come hub logistico nelle regioni del Mar Baltico e del Mare del Nord.
I negoziati sono cominciati due anni fa, non senza polemiche. Infatti, alcuni ministeri federali tedeschi protestarono contro quello che fu definito un “assalto” cinese, imponendo così una quota al di sotto del 25%.
Di diverso avviso la società portuale Hhla e l’associazione degli imprenditori, secondo i quali la cooperazione con la Cina rafforzerà anche la posizione industriale della Germania nelle relazioni commerciali strategiche, in ragione del fatto che il 30% delle merci proviene dalla Cina ed è destinata verso il Dragone Rosso.
Quanta Cina abbiamo in Italia e in Europa?
Nel 2019 il governo italiano firmò un memorandum d’intesa tra Italia e Cina, per l’intesa economia e iniziativa per una “Via della seta economica e marittima” del 21esimo secolo. Il congelamento di quegli accordi non ha impedito alle società cinesi di acquisire quote societarie e intensificare la presenza nelle società italiane ed europee.
In realtà, nel 2022 gli scambi commerciali tra Cina e Italia sono cresciuti del 5,4% rispetto all’anno precedente (dati Dogane della repubblica popolare cinese). Come evidenziano alcuni economisti sul portale di economia “LaVoce.info”, a quattro anni dalla firma del Memorandum of Understanding tra Italia e Cina, le informazioni precise sui contenuti degli accordi tra i due Paesi sono scarse, poiché Pechino rivendica maggiore riservatezza nelle relazioni commerciali e finanziarie, “un atteggiamento poco in un paese democratico come il nostro”, sottolinea la professoressa Alessia Amighini, esperta di politica economica presso l’Università del Piemonte Orientale e Associate Senior Research Fellow nel programma Asia dell’ISPI.
La vera occasione colta dalla Cina però è nei bond europei e americani. Solo nel 2023 i cinesi hanno acquisito il +325% di obbligazioni e titoli di debito. Una “corsa all’oro” favorita dall’aumento dei tassi deciso in Occidente, in particolare dalla Fed americana e dalla Bce europea per frenare la salita del termometro dell’inflazione, quindi del costo della vita.