Continua la lotta senza quartiere del Governo presieduto da Enrico Letta agli affitti in nero. Nella seduta del 12 dicembre è stato approvato l’emendamento proposto dal Partito Democratico in base a cui, per garantire la tracciabilità di tutti i pagamenti e in particolar modo di quelli connessi a settori storicamente gravati dalla piaga dell’evasione, i corrispettivi dei canoni di locazione non potranno più essere riscossi in contanti dal proprietario dell’immobile.
Garantendo la tracciabilità del pagamento, almeno nelle intenzioni dei firmatari dell’emendamento, sarà anche più semplice ottenere gli sgravii fiscali sia per il locatore sia per il locatario.
Ma chi dovrà controllare l’effettivo adempimento degli obblighi di legge? Secondo la modifica della Legge di Stabilità proposta dagli onorevoli Causi, Braga e Baruffi saranno i Comuni i quali, per contrastare l’evasione fiscale, dovranno avvalersi anche dei dati disponibili grazie alla recente introduzione delle anagrafi condominiali.
Saranno esclusi dall’obbligo di pagamento in base a metodi tracciati tutti gli immobili di edilizia popolare. Fine degli affitti in nero dunque? Sarebbe ingenuo pensare che fosse così, ma senza dubbio questo provvedimento evidenzia in maniera molto forte come la linea di contrasto all’evasione tracciata dal Governo di Mario Monti continui ad essere giudicata importante anche dall’esecutivo attualmente in carica.
Gli affitti in nero, soprattutto nelle città sedi di grandi atenei universitari e di trasfertisti rappresentano una fonte di evasione altissima e, di conseguenza, una grave perdita economica per lo Stato. Ecco perché ora si cerca di arginare il problema, da vedere se qualcosa cambierà effettivamente o no.