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In Italia ci sono piccoli mondi antichi che si fermano e si riconvertono, lasciando tracce di un passato che rimane tangibile nelle architetture e negli edifici dei nostri giorni.
Un esempio di questa affascinante peculiarità sono le stazioni dei piccoli borghi d’Italia che sembrano ferme nel tempo, custodi di storie e di tradizioni.
Questi fabbricati sono generalmente di piccole dimensioni, squadrati, e a due piani, con un pianoterra e un piano superiore.
Ma cosa c’è in quel piano superiore e a cosa serviva? Scopriamolo insieme.
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A cosa serviva il piano superiore delle stazioni ferroviarie?
Come accadeva per le case cantoniere delle ferrovie italiane, anche le piccole stazioni funzionavano attraverso lo stesso meccanismo delle cascine o delle attività a conduzione familiare.
Funzionava così, prima che l’informatizzazione e le tecnologie entrassero nella gestione della sicurezza e del traffico ferroviario.
Il pianoterra era riservato ai viaggiatori ed era dotato di:
- biglietteria;
- saletta d’attesa;
- zona riservata ai lavoratori, addetti alla sicurezza del traffico e alla gestione degli arrivi e delle partenze dei treni.
Il piano superiore veniva in genere progettato per ospitare un appartamento a uso abitativo, destinato a residenza o appartamenti del capostazione e della sua famiglia.
Vita familiare e attività lavorativa si concentravano nello stesso edificio.
Questi edifici sono tracce di una società che non esiste più, di un’Italia in cui casa, famiglia e lavoro funzionavano come un corpo unico, un mutuo soccorso.
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A cosa servono oggi le piccole stazioni?
Sono circa 1700 le piccole stazioni che ancora oggi conservano la pianta e l’architettura di quell’epoca in Italia.
Naturalmente, i piani superiori non sono più adibiti ad appartamenti per il personale delle ferrovie.
La società Rete Ferroviaria Italiana ha destinato questi spazi per la riconversione e l’utilizzo di pubblica utilità. I piani superiori di oltre 460 stazioni sono stati dati in gestione:
- alle associazioni culturali;
- ai circoli che organizzano eventi pubblici (concerti, corsi, mostre e presentazioni);
- agli enti di volontariato, comunque destinate attività del terzo settore;
- alle biblioteche di paese;
- o anche all’accoglienza di migranti per gestire situazioni di emergenza.
Sono stati sottoscritti quasi 1500 contratti di comodato d’uso gratuito.
Grazie a questi contenitori storici e culturali, durante un lungo e apparentemente inarrestabile viaggio si proverà la sensazione di poter “scendere alla stazione del tempo” che scorre più lento.
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Crediti immagine di copertina: radiogold.it