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Negli ultimi anni si è detto molto in merito al Superbonus e alla sua evoluzione nel tempo, facciamo quindi chiarezza su quanto stabilito. La situazione attuale prevede che l’agevolazione:
- prosegua per tutto il 2024 con l’aliquota ridotta al 70%;
- continui nel 2025 al 65%.
Questo è quanto stabilito fino a oggi, ma le regole che l’Ue sta definendo potrebbero modificare alcuni dettagli. Vediamo più cosa potrebbe cambiare.
Fine degli incentivi per le caldaie a condensazione
L’installazione di caldaie a condensazione in questi anni è rientrata nei lavori trainati e ha quindi potuto godere del 110% se effettuata insieme al cappotto termico: motivo per il quale la sostituzione di vecchie caldaie con modelli più all’avanguardia è stata per molti uno dei canali d’accesso prima all’ecobonus e successivamente al superbonus.
«Casa green», la direttiva discussa alla Ue, stabilisce che:
- a partire del 2024, il divieto di fornire incentivi fiscali per l’acquisto di caldaie a condensazione;
- la fine della vendita di caldaie a condensazione a partire dal 2025 sia per le abitazioni nuove sia gli edifici sottoposti a ristrutturazione;
- dal 2029, il divieto di vendere caldaie a condensazione anche limitatamente alle sole sostituzioni (con l’obbligo per i produttori di fornire assistenza e ricambi per 10 anni).
La classe energetica
L’obiettivo principale per il quale si stanno rivedendo molti punti relativi all’impatto ambientale è quello di raggiungere, entro il 2033, almeno la classe energetica D per tutti gli immobili residenziali, ad eccezione delle:
- case di superficie inferiore a 50 metri quadrati;
- abitazioni di rilevante interesse storico o artistico;
- case abitate meno di quattro mesi all’anno.
Con questi termini in Italia andrà riqualificato almeno il 75% del patrimonio residenziale, motivo per cui si sta ragionando riguardo una nuova valutazione delle classi energetiche.
Problemi da affrontare
I lavori necessari all’efficientamento energetico degli immobili proposto dall’Ue prevede degli interventi simili a quelli del Superbonus (che ha riguardato meno del 5% degli edifici del nostro territorio). Secondo le direttive Ue i lavori necessari coinvolgeranno un numero 10 volte maggiore a quello di chi ha usufruito dell’agevolazione e questo pone non pochi problemi, l’Italia infatti:
- non possiede materiali sufficienti;
- non ha imprese in grado di soddisfare una domanda di tale mole;
- non riuscirebbe a mantenere i prezzi delle opere al di sotto di un tetto massimo.
A fronte di tutto ciò è complicato immaginare l’attuazione di un piano simile e lo è ancor di più pensando sia che lo Stato possa permettersi di finanziare per intero i lavori su scala nazionale sia che in assenza di una copertura totale della spesa le famiglie possano farsi carico di una parte significativa dei costi di lavori di questo tipo.