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Gli architetti non progettano solo case per le persone, ma anche per gli insetti. Lo abbiamo visto all’ultimo Salone del mobile a Milano, dove tra un progetto e un altro ha fatto capolino un alveare urbano da collocare sul proprio terrazzo o balcone che permette ad api e ad altri insetti di riprodursi al suo interno e, così facendo, contribuire a tenere in equilibrio il nostro ecosistema.
La proposta di Piuarch per proteggere gli insetti impollinatori
Piuarch, noto studio di architettura di stanza a Milano che ha progettato edifici importanti per residenze private e per grosse aziende italiane e internazionali, questa volta si è cimentato nella più piccola delle architetture: una casetta per insetti da tenere in città.
Destinatari: gli insetti impollinatori.
Questo progetto fuori dall’ordinario è stato inserito in un percorso espositivo durante lo scorso salone del Mobile, che celebrava il concetto di casa nei suoi diversi significati, con l’obiettivo di sottolineare la necessità di proteggerla e difenderla.
All’interno di questa mostra ha trovato spazio HomeSweetHome / Fostering synergies for biodiversity, un piccolo modulo abitativo per lo sviluppo della vita degli insetti impollinatori che sono sempre meno, ma che sono fondamentali per l’ecosistema.
Come sono fatti gli alveari urbani
La casetta portatile, grande quanto una lampada da terra, è stata realizzata con stampante 3D a estrusione di argilla che, dopo essere stata essiccata e cotta a una temperatura di circa 1000 gradi, si trasforma in terracotta, materiale resistente che si può collocare ovunque, soprattutto all’aperto, su balconi, terrazzi e giardini.
Attraverso i fori differenti per dimensioni e forme, e posizionati su ogni faccia del modulo abitativo, gli insetti potranno trovare rifugio e contribuire a sostenere la biodiversità anche in città.
Potranno rifugiarsi al suo interno tutti gli insetti impollinatori, tra cui le api selvatiche, innocue per l’uomo perché prive di pungiglione e la cui sopravvivenza è a rischio a causa dell’inquinamento e dall’agricoltura intensiva.
*Immagine in alto – Credits towww.instagram.com/area_arch