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Secondo un’antica pratica giapponese, diffusa ancora oggi nella società del Sol Levante, i cocci di un vaso rotto non si buttano. In Giappone un vaso rotto andrebbe riparato riempiendo di oro le crepe e le fessure. È una metafora che possiamo leggere nella odierna cultura del riciclo e dell’economia circolare, per dire che quando un oggetto di valore storico e affettivo subisce una “ferita”, si porta con sé i segni del tempo e la bellezza di una rinascita.
È vero, non tutto si può recuperare, ma la raccolta differenziata corretta può rigenerare degli oggetti a nuova vita. Pensiamo ai piatti di ceramica rotti. Noi li utilizziamo nella dimensione e nei limiti del nostro tempo, che non è infinito. E quando non ci servono più, li buttiamo via. Eppure, ogni singolo piatto in ceramica porta con sé una storia di migliaia, anche milioni di anni. I materiali inorganici dei quali è composta la ceramica provengono dall’argilla, una roccia friabile dei terreni che può risalire all’origine della vita. Grazie all’ingegno, e alle mani sapienti degli artigiani, la ceramica si è trasformata in opere d’arte custodite nei musei di tutto il mondo, o manufatti come piatti e tazzine per la nostra vita domestica quotidiana.
Forse, immaginando a tutto il patrimonio storico e naturalistico che può esserci dietro un semplice piatto, non possiamo che domandarci dove andrebbe buttato e magari come recuperarlo.
L’eterna ceramica che non invecchia mai
La ceramica è un termine che deriva dalla radice del greco antico “kéramos”, e significa “argilla”, o “terra da vasaio”. È una pasta derivante da materiali inorganici, non metallici, quindi malleabili allo stato naturale. La ceramica si solidifica in fase di cottura, restituendoci così l’oggetto a noi utile, che può essere un piatto, una tazza, un vaso ornamentale. Ma anche stoviglie, rivestimenti edilizi e tanto altro.
Esistono vari tipi di ceramiche lavorate al tornio, o attraverso altre modalità. Abbiamo il grès, molto diffuso in forma di piastrelle o mattoni da pavimento, le porcellane e le terrecotte. Ma la vera peculiarità è che la ceramica non invecchia mai, perché non si altera, si può pulire, è un materiale recuperabile e riconvertibile.
Senza contare che la ceramica rispetta l’ambiente, grazie alla sua durata e all’insostituibilità di questo materiale duttile.
Infine, è un ottimo isolante termico, utilizzato anche per coibentare una casa, con elevate prestazioni e minori costi di manutenzione.
Perciò, bisogna conferirla nel modo corretto.
Dove si buttano i piatti di ceramica rotti
Oltre a poter essere recuperata, restaurata, smaltata e ridecorata, o diventare materia da riuso, gli oggetti in ceramica dei quali vorremmo sbarazzarci andrebbero smaltiti nel modo corretto. Ecco come fare e cosa evitare di fare.
- Informarsi presso il Comune di residenza (molti enti prevedono già apposite modalità di conferimento delle ceramiche, a seconda del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti);
- Non confondenderla con il vetro (la ceramica è considerata un “falso amico del vetro”, ma non è vetro e non va conferita nelle campane della raccolta vetro. Tra questi “falsi amici” sono incluse anche le lampadine, i materiali in vetroceramica e gli oggetti in porcellana);
- I piatti di ceramica andrebbero conferiti nel cassonetto dell’indifferenziato. Ma se abbiamo tanti oggetti da smaltire, ad esempio un intero servizio di piatti, allora dovremmo recarci presso l’eco-centro o seguire le istruzioni del Comune di appartenenza per il ritiro di materiali ingombranti.
Come recuperare gli oggetti di ceramica
Dunque, i piatti di ceramica e porcellana vanno buttati nell’indifferenziata o in un eco-centro. Così, però, terminerebbe il ciclo “immortale” di questi preziosi materiali. In realtà ci sarebbero dei modi per recuperarli. Armandosi di pazienza, potremmo portarli in un laboratorio di ceramica o in un centro di recupero specializzato, che provvederebbe a triturarli o a ridurli in polvere, riutilizzandoli come, per esempio, materiale di riempimento nei cantieri, ghiaia per le pavimentazioni, nuovi oggetti in ceramica.