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Lasciare la grande città e trovare un luogo dove costo e qualità della vita siano più accettabili? Giunge in soccorso una ricerca dell’Istat che conferma ancora una volta come la vita nelle città del sud Italia sia più economica che al Nord.
Gli italiani che volessero cambiare città, pur rimanendo in Italia, potrebbero scegliere tra 5 mete, dove è possibile vivere risparmiando un buon 20% dello stipendio e aumentando il potere d’acquisto.
Vediamo quali sono.
Bari, una città dinamica ed economica
Bari viene definita come la città più intraprendente e dinamica del Sud Italia. Il capoluogo pugliese, non solo è ricco di natura e storia, come gli affascinanti vicoli della Bari Vecchia, ma è anche una delle città più economiche del Paese.
Teramo, meta ideale per gli amanti della natura
Tra le mete ideali in Italia per vivere bene e combattere il carovita, troviamo Teramo in Abruzzo, regione dove il costo della vita è decisamente sotto la media.
Teramo, cittadina nell’entroterra della regione del centro Italia, è ideale per gli amanti della natura, con la catena del Gran Sasso d’Italia e il massiccio della Laga, e anche per chi vuole vivere spendendo poco.
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Caltanissetta, quanto costa viverci
In terza posizione c’è Caltanissetta in Sicilia, dove l’inflazione è cresciuta dello 0,6% e il costo della vita è aumentato di 117 euro all’anno per famiglia.
Ancona, perla del Mar Adriatico
Al secondo posto della classifica si colloca Ancona, dove l’inflazione registrata è stato dello 0,4%.
Il capoluogo delle Marche, con i suoi 2400 anni di storia, è considerato una delle perle del Mar Adriatico. Situata su un territorio a forma di gomito, che ha reso possibile la realizzazione di un porto naturale nel golfo di Ancona sin dall’antichità, è protetta da cinque colli e ricca di bellezze storiche e naturali.
Potenza, la città con l’inflazione più bassa d’Italia
In cima alla classifica si trova Potenza. Il capoluogo della Basilicata è la città italiana dove il costo della vita è più basso.
Qui si è registrata l’inflazione media più bassa, vale a dire dello 0,3% in più, che ha comportato un aumento di spesa pari a circa 63 euro per ogni famiglia tipo.