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Dagli Stati Uniti è arrivata la notizia che in un tribunale di Manhattan China Evergrande, il colosso immobiliare cinese, ha presentato un’istanza di fallimento chiedendo la protezione dei suoi creditori.
Il codice fallimentare degli USA, al capitolo 15 invocato da Evergrande, prevede la protezione delle società non americane che sono in fase di ristrutturazione, in particolare dai creditori che vogliono fare causa o bloccare dei beni all’interno dei confini USA.
I timori della crisi cinese
L’annuncio arriva dopo che ormai sono più che diffusi i timori che la crisi del settore immobiliare cinese possa contagiare il resto dell’economia del Dragone, in un contesto in cui anche il Pil sta rallentando. Bisogna infatti ricordare che da metà 2021, come riporta il Corriere della Sera, momento in cui è iniziata la crisi del debito, le società che vendono il 40% degli immobili cinesi sono fallite.
E se Evergrande aveva accumulato 330 miliardi di dollari in passività, a preoccupare è anche il maggiore promotore immobiliare cinese, Country Garden, che nell’ultimo mese è venuto meno al pagamento di alcuni interessi.
Le cause della crisi
A penalizzare fortemente il mercato immobiliare cinese e i soggetti che vi operano, negli ultimi mesi, sono stati l’indebitamento consistente di alcuni promotori, il rallentamento dell’economia mondiale e una minor fiducia dei consumatori. Tutti fattori che riducono la domanda di beni e quindi pesano sull’attività economica.
L’intervento della Banca Cinese
La People’s Bank of China, la banca centrale del Paese, ha abbassato di recente i tassi dei prestiti a medio termine, mossa che incoraggia le banche a dare credito ai consumatori con condizioni più vantaggiose (tasso al 2,65%).
Un’economia in positivo ma che rallenta e il rischio contagio
A oggi l’economia cinese non è in crisi ma in forte rallentamento, non attendendo così gli obiettivi che aveva fissato il Governo per raggiungere l’obiettivo del 5% nel 2023. E per la seconda economia del mondo, non arrivare a quella soglia, vuol dire non poter garantire un lavoro a tutti, dunque uno stipendio e una conseguente attività economica. Una situazione che Biden ha definito una “bomba a orologeria”.
Bomba che potrebbe esplodere e contagiare anche il resto del mondo? Al quesito non c’è ancora una risposta ma di sicuro si avverte il timore di un effetto domino.