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Sviluppo sostenibile e riqualificazione sono le parole d’ordine con cui Milano riparte dopo l’emergenza sanitaria. A testimoniarlo sarà prima di tutto uno dei suoi monumenti più celebri (e discussi): la Torre Velasca, che ha chiuso i battenti pochi giorni fa con un concerto dal terrazzo dell’ultimo piano per riaprirli con un nuovo volto nel 2023 grazie al restyling di Hines.
Dal Brutalismo a una nuova concezione di vita e lavoro
Costruita nella seconda metà degli anni ’50, la Torre Velasca, che sorge in pieno centro città, con i suoi 26 piani, le nervature della struttura ben in evidenza e gli spigoli smussati è un esempio di architettura brutalista, e il suo profilo è uno dei simboli dello skyline milanese.
Pochi giorni fa ha salutato i cittadini con un concerto tenuto sul terrazzo dell’ultimo piano da parte dell’Accademia Teatro alla Scala, ma quando riaprirà i battenti, nel 2023, che cosa dovremo aspettarci di diverso?
Prima di tutto, come spiega Mario Abbadessa di Hines, si affaccerà su una piazza ispirata ai principi di sostenibilità ambientale, quindi senza macchine ma con dehor e tavolini all’aperto. Poi, per quanto riguarda la destinazione d’uso, ci sarà una mescolanza di residenziale e uffici, ma anche ristoranti e spazi per il tempo libero. In linea con la filosofia di Abbadessa, che sostiene l’importanza del leasing abitativo nelle grandi metropoli: case a prezzi calmierati, ma all’interno di condomini moderni forniti di aree per il coworking e per il fitness.
Gli investitori puntano su Milano
Sono molti i cantieri che promettono di cambiare il volto della città o, almeno, di alcuni suoi quartieri: la società Hines curerà anche lo scalo di Porta Vittoria, l’area di MilanoSesto, il nuovo snodo di Bovisa, mentre il progetto Lambrate Streaming ha vinto Reinventing Cities, il bando internazionale indetto dal Comune di Milano insieme a C40, un gruppo di quasi 100 città in tutto il mondo che puntano a combattere il cambiamento climatico attraverso innovativi progetti urbanistici.