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Intervista a Santino Taverna, presidente nazionale Fimaa – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia.
Assieme a Santino Taverna, presidente nazionale Fimaa, cerchiamo di approfondire una tematica di forte attualità: gli effetti dell’inflazione sul mercato immobiliare e sulla scelta di comprare casa.
Inflazione, tassi dei mutui in aumento, bollette più care: la casa resta sempre un bene rifugio?
I fattori di preoccupazione non riguardano solo l’Italia, ma diverse nazioni dagli Usa all’Europa, e si riferiscono principalmente al rallentamento dell’economia, causato dal conflitto russo-ucraino, all’aumento dei costi energetici e delle materie prime, e alla relativa crescita del costo della vita.
In questo contesto, pieno di incognite, va da sé che anche il comparto immobiliare ne possa risentire.
Gli immobili, comunque, per il fatto stesso di non subire la volatilità tipica dei prodotti finanziari, riescono ad attrarre gli investitori anche nelle fasi di mercato meno favorevoli, perché costituiscono appunto un “bene rifugio”.
Gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, riferiti al secondo trimestre del 2022, attestano che il mercato immobiliare è tuttora vivace nonostante la pandemia e la destabilizzazione dell’economia mondiale.
Un trend già anticipato dall’ultima l’indagine dell’Ufficio Studi Fimaa.
Quali sono i maggiori timori dei potenziali acquirenti?
Non si registrano particolari timori da parte degli italiani interessati ad approcciare il mercato delle compravendite immobiliari.
Anzi, proprio nei momenti di crisi, si avverte una propensione nel considerare l’immobile come cassaforte dei propri risparmi.
Pertanto, nonostante il contesto geopolitico incerto e gli effetti negativi sull’economia, si continua ad investire nel mattone.
Sempre secondo il sentiment di Fimaa, il mercato evidenzia una domanda in aumento con un’offerta in riduzione, prezzi in ascesa e tempi di compravendita più brevi, soprattutto nelle grandi città.
I timori della clientela sono per lo più legati alle incognite e agli effetti che il conflitto tra Federazione Russa e Ucraina può provocare sull’economia mondiale, anche su un eventuale ulteriore incremento dei tassi di interesse dei mutui e dei finanziamenti, che sono tuttora contenuti.
Rimane il fatto che negli anni Ottanta, nonostante un’inflazione a doppia cifra e dei tassi d’interesse di oltre il 20%, gli immobili si sono comunque compravenduti.
Inflazione, guerra e crisi economica: ci sono dei cambiamenti nelle tipologie di abitazioni ricercate per gli affitti e le vendite?
Per quanto riguarda il mercato delle locazioni lo stock di case disponibili risulta in diminuzione, soprattutto nelle metropoli e nei centri adiacenti, con una richiesta in costante ascesa e di conseguenza un incremento dei canoni di locazione.
I valori risultano invece stabili nei centri minori, dove l’offerta riesce ancora a soddisfare la domanda.
Le unità immobiliari più richieste sono i trilocali con una buona esposizione, balconi o terrazzi e servizi adiacenti.
Per quanto riguarda le compravendite immobiliari, la domanda è sempre più orientata verso immobili di qualità, efficientati energeticamente, per finalizzare minori costi di gestione rispetto agli immobili datati.
La pandemia con i lockdown ha, inoltre, indirizzato la domanda verso soluzioni abitative più ampie, che permettano spazi da dedicare allo smart working e alla didattica dei figli.
Meglio ancora se ci sono giardini e spazi esterni, tipici degli immobili ubicati in provincia, dove le unità con tali caratteristiche sono più facilmente reperibili, anche con prezzi più convenienti rispetto ai grossi centri o alle città.
Si avverte inoltre un interesse degli investitori verso unità di dimensioni contenute da utilizzare come seconde case al mare, al lago o in montagna.