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Lo spreco alimentare costa a ogni italiano 385 euro all’anno, l’equivalente di 22,8 miliardi di euro, quasi quanto una manovra finanziaria. All’ambiente costa mezzo chilo di CO2 immessi nell’aria da ciascun cittadino. Questi dati del Centro Studi Divulga, raccolti in un rapporto dal titolo “Spreco e fame”, pongono l’Italia al secondo posto tra i Paesi dell’Unione europea per quantitativo di cibo gettato o perso ogni anno, subito dietro alla Germania.
La Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari (International Day of Awareness for Food losses and waste) dovrebbe restare nella memoria di tutti i giorni, perché la lotta allo spreco può cominciare dal frigorifero e dagli scaffali di casa nostra. Semplici abitudini che possono salvare portafogli e ambiente. Ecco come fare.
Come non sprecare il cibo a casa
Dall’analisi del Centro Studi Divulga emerge che il 79% delle perdite economiche causate dallo spreco di cibo avviene a casa, e vale una montagna di soldi: 17,92 miliardi di euro.
Il 21% dello spreco alimentare italiano si divide tra produzione primaria (11%), industria alimentare (4%), distribuzione e supermercati (4%), servizi di ristorazione (2%). Dunque, lo spreco nelle abitazioni è il grande vero problema.
Eppure basterebbero semplici abitudini a farci risparmiare molti soldi, e a risparmiare ulteriori danni all’ambiente. Dal frigorifero alle dispense di casa, si può mangiare meno, e in modo più salutare. Ecco le soluzioni antispreco da adottare quotidianamente.
Scaricare app antispreco
Grazie alla tecnologia, oggi siamo in grado di rielaborare gli avanzi del frigorifero o della dispensa di casa, interagire attraverso gruppi dedicati e creati sui social network e varie reti sociali, o con le numerose app antispreco scaricabili gratuitamente su smartphone.
I cibi “brutti” ma buoni
Alcune applicazioni o siti Internet consigliano società di distribuzione di prodotti come frutta e verdura che verrebbero esclusi dalle catene dei supermercati, poiché considerati anti-estetici, che invece sono di alta qualità, spesso da coltivazioni biologiche ben tracciabili.
Preferire cibi a scadenza imminente
Ai supermercati conviene per ottimizzare i profitti. Per noi consumatori è l’occasione ghiotta per risparmiare. I cibi a scadenza imminente costano meno, ma rischiano di finire nella spazzatura.
Il gioco del frigo vuoto
È uno “sport” sempre più in voga nelle case, e consiste nel segnare sul quaderno o tablet l’elenco di tutto quello che abbiamo nel frigorifero e relativa scadenza.
La consapevolezza della presenza di alimenti in casa stimola la creatività e ci spinge ad assemblare gli ingredienti di recupero, per piatti originali e prelibati, affinché nulla vada sprecato, compresi quei prodotti che stanno per scadere e nemmeno ce lo ricordiamo. Di conseguenza dovremmo evitare di riempire sempre più il frigorifero con il triste epilogo del cibo nella spazzatura.
Ruotare i cibi nel frigo
Si raccomanda di far ruotare i cibi nel frigo, portando avanti quelli più vecchi e indietro i più nuovi.
La tolleranza della data di scadenza
Gli esperti della Fondazione Veronesi e della Sanità assicurano che per i cibi più facilmente deperibili e di più largo consumo possiamo adottare un margine di tolleranza oltre la data di scadenza.
Ad esempio, lo yogurt può essere consumato fino a 6-7 giorni dopo la data di scadenza. Il latte fresco pastorizzato entro il sesto giorno successivo a quello del trattamento termico. Sui formaggi stagionati e a pasta dura possiamo rimuovere la muffa e consumarli senza alcun rischio. Le uova crude o alla coque possono essere consumate nei 3 giorni successivi alla data di scadenza. Pesce e piatti surgelati conservati correttamente possono essere mangiati tranquillamente fino a due mesi dopo la data di scadenza riportata sulla confezione, purché siano ben cotti. Il pesce in scatola anche entro uno o due mesi dalla data di scadenza. Pasta secca e riso anche qualche mese dopo il termine indicato sulla confezione. L’olio di qualità fino a 8 mesi dopo la data di scadenza. Conserve di pomodoro oltre i due mesi dalla data di scadenza. Panettoni, pandori e colombe oltre due settimane.
Meno cibo, più condivisione
Le porzioni del cibo non dovrebbero essere mai eccessivamente grandi. I nutrizionisti raccomandano di mangiare meno, ma mangiare meglio. Cucinare in sovrabbondanza incentiva lo spreco.
Inoltre, il cibo è condivisione, è socialità. Amici, vicini di casa, colleghi, potrebbero trovare di loro gradimento dei cibi che non mangiamo. Possiamo invitare più spesso i vicini di casa a tavola: il motto “aggiungi un posto a tavola” può rinsaldare i rapporti di comunità.
Infine, molte città e paesi mettono a disposizione della comunità e dei bisognosi le banche del cibo che accettano ben volentieri le nostre donazioni.