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Come ormai si sa da tempo, le ambiziose direttive europee prevedono che tutti gli edifici rientrino nella categoria E entro il 2030 e la D entro il 2033.
Ma questi obiettivi che ripercussioni avranno sul mercato immobiliare?
Cosa prevede la normativa?
Posto il fatto che ad oggi la normativa europea sta venendo sottoposta ad una serie di revisioni, ma qualora non venisse modificata, avrebbe delle conseguenze non indifferenti sul mercato immobiliare italiano: infatti, per coloro i quali non abbiano messo a norma energetica la propria abitazione entro la data stabilita, essi hanno il divieto assoluto di vendere e affittare la casa, fino a quando non abbia raggiunto la classe prestabilita.
Classi energetiche e mutui
Con l’applicazione di questa normativa, poi quanto sarà difficile per gli italiani accedere ad un mutuo, se non è indirizzato all’acquisto di una casa dalla classe efficiente?
Ovviamente, una situazione del genere rischia di penalizzare enormemente solo i cittadini dai redditi bassi, che vedranno ridurre drasticamente il valore dei propri immobili, senza poterne acquistare di nuovi.
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A quali soluzioni hanno pensato le banche?
Marco Carelli, di Banca Cherasco ha risposto a questi dubbi, affermando che «si potrebbe scendere al 60 o al 70% per non penalizzare chi volesse comprare vecchi immobili, o incentivarne la ristrutturazione».
Anche Intesa Sanpaolo ha espresso tutta la sua volontà di voler pensare addirittura a dei finanziamenti fino al 100% per venire incontro alle classi meno agiate.
La situazione italiana
Purtroppo, in Italia la maggior parte degli edifici non ha una classe energetica alta.
Ci sono eccezioni? Sappiamo comunque che sia i luoghi di culto, sia gli edifici che abbiano una qualche rilevanza storica e/o archeologica sono esenti da questi vincoli energetici.
Ma non solo, rientrano nella categoria degli esentati anche i fabbricati di piccole dimensioni (non oltre 50 metri quadri), le seconde case di villeggiatura e gli edifici pubblici dell’edilizia sociale.