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È stato recentemente assegnato all’architetto giapponese Riken Yamamoto il prestigioso Premio Pritzker 2024, un importante riconoscimento a livello internazionale.
Vediamo che cos’è il Pritzker Prize, chi è Riken Yamamoto e per quale motivo ha vinto.
Che cos’è il Pritzker Prize
Si tratta di un importante riconoscimento, che è considerato una sorta di premio Nobel per il mondo dell’architettura. Il premio, uno dei principali del settore, ha una rilevanza internazionale e ogni anno viene conferito a professionisti, quali architetti e urbanisti, viventi e in attività.
Il Pritzker Prize è assegnato a coloro che si sono distinti per la visione unica e originale e per la loro creatività e che hanno dato un contributo significativo alla società e all’ambiente.
Il premio è stato istituito negli Stati Uniti, a Chicago, nel 1979 da Jay Pritzker, imprenditore e filantropo, fondatore della catena di alberghi Hyatt.
Da allora, sono stati tre gli italiani a vincere il Pritzker Prize:
- nel 1990 Aldo Rossi per Palazzo Grassi a Venezia;
- nel 1998 Renzo Piano per il Centro Georges Pompidou di Parigi;
- nel 1999 Richard Rogers per la Banqueting House a Londra.
Chi è Riken Yamamoto e perché ha vinto il Nobel per l’architettura 2024
Riken Yamamoto è un architetto giapponese: nato nel 1945 e formatosi nelle più importanti università del Giappone, ha fondato il suo studio 50 anni fa a Yokohama, vicino a Tokyo. È conosciuto in tutto il mondo soprattutto per i suoi progetti di pianificazione urbana e per le sue soluzioni abitative particolarmente innovative.
Nella storia del Premio Pritzker, il Giappone è il paese che ha vinto più volte: infatti, prima di Yamamoto, sono stati 8 gli architetti che lo hanno ricevuto.
Il presidente della giuria del premio ha definito la sua architettura come “rassicurante” e ha indicato come motivazione dell’assegnazione il fatto che in essa “la normalità diventa straordinaria, la calma porta allo splendore“.
Riken Yamamoto nella sua lunga carriera si è dedicato soprattutto agli spazi abitativi, e per la loro progettazione si è ispirato alle abitazioni di piccoli villaggi che ha visitato in America centrale e in Africa.
Qui, la separazione tra spazi pubblici condivisi e spazi privati domestici è fluida, evanescente e non ben definita, favorendo così il contatto umano, il dialogo e la condivisione.
Le sue architetture infatti tendono, per la loro conformazione, a favorire l’incontro, le interazioni e la formazione di una comunità, contrastando l’individualismo e le divisioni tipiche delle grandi metropoli.
*Immagine in alto – credits to @detailmagazine