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Il Pavillon de l’Arsenal, centro di architettura e urbanistica di Parigi, ha ospitato nel 2015 la mostra “Paris Habitat, cent ans de ville, cent ans de vie”, dedicata ai 100 anni del più grande progetto urbanistico sociale – il Paris Habitat – grazie alla quale sono state realizzate tra il 1915 e il 2015 più di 110.000 case popolari nella capitale francese.
La mostra accompagnava la pubblicazione di una attenta analisi affrontata dal ricercatore spagnolo Javier Arpa Fernández che descrive il progetto Paris Habitat come una importante strategia per garantire coesione sociale su scala urbana.
Il vasto patrimonio immobiliare di Paris Habitat ha permesso, mentre i prezzi delle case cittadine erano in repentino aumento, di ospitare una popolazione diversificata incoraggiando “a credere che la vita in città non fosse un privilegio di pochi”.
Cosa è Paris Habitat
Paris Habitat è un unico, grande progetto di edilizia sociale che ha attraversato oltre un secolo della storia francese, e grazie al quale il centro di urbanistica parigino ha saputo realizzare 110mila abitazioni pubbliche (1.200 complessi di edilizia sociali) che hanno dato vita “a un tessuto pubblico senza soluzione di continuità” come definito da Javier Arpa Fernández.
Questi grandi edifici ospitano oltre 200.000 residenti che in alternativa non avrebbero potuto affrontare i costi di una vita cittadina: soltanto a Parigi quasi 180.000 persone (l’8% della popolazione) trova alloggio nei grandi complessi edilizia economica che si trovano proprio a pochi passi dal centro.
Struttura delle case popolari parigine
Questa massa numerosa di immobili sociali che hanno accolto migliaia di famiglie impossibilitate a pagare affitti nel mercato libero, hanno reso possibile la convivenza tra classi sociali differenti in centro città. Il grande progetto puntava proprio all’integrazione e alla coesione sociale.
Il patrimonio edilizio di Paris Habitat comprende tutte le tipologie di immobili, si compone di alloggi multifamiliari e costituisce il principale luogo di interazione tra persone: per questo l’architettura applicata all’abitare sociale diventa uno strumento fondamentale per l’integrazione e per il miglioramento della vita comunitaria.
Ma come sono gli alloggi sociali parigini?
Gli alloggi di Paris Habitat sono costruiti in ex aree industriali o inseriti in edifici esistenti in disuso. Come scrive il ricercatore Javier Arpa Fernández nel suo trattato: “una massa abitativa si distribuisce in torri, fasce, file ed edifici residenziali, o completa gli isolati della città attraverso inserimenti tra muri divisori. Apre patii, crea interruzioni, si allunga in terrazze, balconi ed elementi a sbalzo; si sviluppa su strade sopraelevate, corridoi interni e nuclei centrali…”.
Questi vasti complessi di edilizia popolare hanno formato un insieme disorganico di immobili con vasti spazi liberi tra gli edifici privi di cura e manutenzione. Realizzati con materiali costruttivi di bassa qualità e privi di un piano di manutenzione, gran parte degli edifici è andato incontro a degrado e molti dei quartieri sorti con idea di coesione sono divenuti invece il focolaio di un profondo malessere sociale.
Da edilizia low cost a edilizia agile
Negli anni’ 80 Paris Habitat ha dato vita a un attento piano di ripristino, volto a migliorare la qualità materiale delle costruzioni e a combattere la segregazione sociale, seguendo il concept che “la rigenerazione urbana non è mai abbattere, mai disfare, ma rinforzare, migliorare e aggiungere”.
Si diffonde così, nell’edilizia urbanistica contemporanea, l’idea di città agile che implica la costruzione di case flessibili, in grado di cambiare con l’evolversi della vita dei suoi abitanti. Sono agili i volumi, le strutture, soffitti alti e facciate continue, spazi che possono evolversi, cambiare ed essere modificati con elementi costruttivi leggeri per diventare altro, questo è la città agile che cambia insieme a chi la abita.