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Se state per partire per il Giappone o se sognate un futuro nel Paese del Sol Levante, è bene che prima della partenza impariate il più possibile su questo lontano Paese che per tradizioni, abitudini e modi di vivere è molto diverso dai paesi occidentali.
La lingua, la simbologia, i modi, fanno parte di un’infinità di differenze che rendono il Giappone una di quelle mete desiderate e uniche in cui recarsi almeno una volta nella vita.
Tra le tante cose per noi bizzarre ce ne è una molto singolare: in Giappone le strade non hanno un nome a causa di un modo di concepire lo spazio urbano differente da quelli “tradizionali”. Scopriamo perché.
Perché i giapponesi non danno un nome alle strade
Arrivati in territorio nipponico potremmo avere delle difficoltà di orientamento, soprattutto se non sappiamo che le strade in Giappone non hanno un vero e proprio nome. Per noi europei (ma non solo) è scontato dare nomi di personaggi famosi, date storiche o regioni o stati: nomi che permettono a noi occidentali di orientarci bene all’interno di districate città, fatte di vie, stradine, piazze e piazzette.
I giapponesi tendono a concepire lo spazio in maniera diversa, a riquadri, e per questo la maggior parte delle strade non ha bisogno di un nome.
Differenze nell’urbanistica tra Italia e Giappone
L’urbanistica giapponese è diversa da quella italiana e più semplicemente “occidentale”. Scopriamo tutte le differenze.
Urbanistica italiana
Quasi tutte le città italiane (così come molte altre europee) ruotano attorno a un centro storico, considerato luogo di aggregazione sociale e commerciale. Da qui, nel corso del tempo, il tessuto urbano si è ampliato sempre più verso l’esterno, creando periferie più o meno estese.
Da sempre abbiamo attribuito importanza al nominare le strade e le vie, finendo per addirittura numerare gli edifici linearmente (i numeri civici). Questo sistema di “nomenclatura urbana” rende molto semplice orientarsi e sapere dove si trova la strada e l’edificio da raggiungere.
Urbanistica giapponese
In Giappone invece, le città non organizzate in un centro di aggregazione che poi si ramifica in varie strade sempre più periferiche. I centri urbani nipponici, dal Seicento in poi, seguono il concetto dell’urbanistica a riquadri: grandi aree urbane sono individuate e suddivise in zone rettangolari (chō o machi in giapponese).
Viene dunque naturale capire come non siano le strade e le vie il fondamento principale della loro urbanistica, bensì gli isolati. Quest’ultimi in Giappone vengono infatti numerati.
Come indicano gli indirizzi in Giappone?
Nel sistema di indirizzi giapponese viene usato il nome del machi, seguito da tre cifre che indicano rispettivamente:
- il quartiere, chiamato chōme;
- la zona desiderata all’interno del chōme;
- infine il numero dell’edificio.
È importante ricordare che la numerazione di isolati ed edifici segue una logica temporale, non lineare.
Quindi, sebbene queste concezioni possano risultare distanti dalla nostra cultura, è bene conoscerle e sapere che questa suddivisione urbanistica ha radici storiche e conserva l’evoluzione delle città giapponesi ed è profondamente chiara e funzionale per gli abitanti del luogo.