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Fino a poco tempo fa non era così comune la parola smart working. Ora, invece, sono ormai chiari i tanti vantaggi del lavorare da casa: ci si risparmia il lungo tragitto in auto o in treno per raggiungere l’ufficio, si ha un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, e un aumento della produttività.
Siamo davvero sicuri che ci siano solo benefici? Quali sono i costi dello smart working che ricadono sull’impiegato, soprattutto in un contesto in cui le bollette sono in aumento?
Quanto incide lo smart working sulla bolletta della luce
La simulazione arriva da Altroconsumo, che ha condotto un’indagine per Il Sole 24 Ore prendendo in esame due scenari:
- nel primo, una casa con due persone, con un consumo medio di 1.900 kWh annui;
- nel secondo scenario, una casa con due adulti e un bambino, con un consumo di 2.700 kWh.
In entrambi i casi, sono stati considerati cinque giorni della settimana in smart working invece che in ufficio.
Per l’utilizzo del computer per il lavoro da remoto, sono stati stimati circa 130 kWh all’anno, cui si deve aggiungere un naturale aumento dei consumi dovuti alla permanenza in casa. Questo è stato quantificato in 95 kWh per lo scenario con la famiglia di due persone e 135 kWh per lo scenario con tre persone.
Tutto ciò senza contare l’illuminazione (ulteriori 28 kWh), la climatizzazione estiva (180 kWh l’anno), e l’utilizzo della lavastoviglie, che pesa per circa € 26 euro all’anno. Stiamo dunque parlando del 23% in più all’anno (298 euro) per la famiglia di due persone, e del 19% in più per quella di tre persone (323 euro all’anno).
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Riscaldamento quando si lavora in casa: quanto costa?
Rimanendo in casa a lavorare, occorre impostare una temperatura che non scende sotto una determinata soglia: in linea con le attuali indicazioni governative, si stima una temperatura che oscilla tra i 19 e i 20 gradi, dunque un consumo pari a 165 metri cubi in più di gas all’anno.